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Salvini boccia la legge sul consenso: «Testo troppo discrezionale, lascia spazio a delle vendette»

Pubblicato: 26/11/2025 13:48

Le dichiarazioni del leader della Lega arrivano all’indomani del risultato in Veneto, considerato un passaggio significativo per il partito e per la coalizione. Le parole d’apertura rivolte agli alleati introducono subito il tema della futura sfida in Lombardia e del ruolo di Fratelli d’Italia, con Salvini che lascia intendere disponibilità verso un candidato ritenuto adeguato. È un segnale di equilibrio interno alla coalizione in una fase già proiettata alle prossime scadenze.

Sul fronte legislativo, Salvini ha espresso prudenza riguardo alla proposta di legge sul consenso. Pur definendo condivisibile il suo principio, ha evidenziato il rischio che un testo troppo ampio lasci margini interpretativi suscettibili di generare un eccesso di contenziosi, rallentando il lavoro dei tribunali. L’intervento mira a delimitare con precisione l’ambito della norma.

In parallelo, il vicepremier ha ribadito la sua critica alla cosiddetta “casta giudiziaria”, sostenendo che alcune decisioni possano incidere negativamente su cittadini e imprese. Il suo obiettivo è sottolineare le ricadute pratiche dei provvedimenti giudiziari, che a suo avviso andrebbero valutati anche per l’impatto sulle comunità locali.

Concluso il capitolo Veneto, Salvini ha affrontato quello lombardo, nonostante il voto sia previsto per il 2028. La disponibilità verso un nome proposto da FdI ha sorpreso più di un osservatore, alimentando un dibattito interno nella Lega. La linea indicata dal segretario mira però a mantenere compatto il centrodestra e ad evitare frizioni premature.

In questo quadro si inserisce anche l’intervento del vicesegretario Claudio Durigon, che ha rilanciato l’idea di una Lega sempre più nazionale. Il suo auspicio di vedere un dirigente del partito alla guida di una regione del Sud riflette un progetto politico che punta a superare la tradizionale connotazione territoriale del movimento.

Analizzando i risultati elettorali, Salvini ha posto l’accento sulla crescita ottenuta in Veneto, Campania e Puglia. Per il leader non conta solo la percentuale, ma il segnale che arriva dagli elettori, interpretato come conferma di credibilità e di capacità di rappresentanza. In Veneto, il voto quasi triplicato diventa l’elemento principale della sua lettura.

Il segretario ha insistito anche sul valore del gioco di squadra, citando esponenti come Zaia, Vannacci e Giorgetti, oltre ai tanti sindaci. L’idea che emerge è quella di una coesione interna, con successi e difficoltà condivisi nell’ambito di un percorso collettivo.

Mentre il quadro nazionale appare stabile, in Toscana esplodono tensioni significative. Lo scontro nella chat del direttivo tra Massimiliano Simoni e Susanna Ceccardi ha riportato alla luce divisioni interne, alimentate dalla recente espulsione di un altro esponente vicino all’area “vannacciana”. Le reciproche accuse hanno rapidamente accresciuto il clima di confronto.

La presa di posizione del segretario regionale Luca Baroncini è arrivata per stemperare i toni, contestando definizioni ritenute offensive e invitando a tutelare il lavoro della classe dirigente locale. Nel caso toscano si intrecciano dinamiche territoriali e sensibilità interne, mentre il partito cerca un equilibrio tra la spinta unitaria nazionale e i conflitti che emergono nei singoli territori.

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