
La vicenda giudiziaria legata al terribile omicidio di Willy Monteiro Duarte compie un passo decisivo: per Marco Bianchi l’ergastolo diventa definitivo, mentre per il fratello Gabriele sarà necessario un nuovo passaggio in Corte d’Appello. La sentenza, arrivata dalla Corte di Cassazione, chiude una parte importante del procedimento sul delitto avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, in provincia di Roma, e lascia aperta soltanto la posizione di uno dei due principali imputati. Secondo quanto stabilito, per Gabriele Bianchi dovrà celebrarsi un terzo processo d’appello, limitato alla questione delle attenuanti generiche che, nella precedente decisione, avevano portato a una condanna pari a 28 anni di reclusione.

La Suprema Corte ha quindi confermato integralmente l’esito raggiunto nei confronti di Marco Bianchi, rendendo l’ergastolo non più modificabile. Si tratta di un punto fermo in una vicenda che, anche dal punto di vista sociale, aveva suscitato enorme attenzione e indignazione, poiché l’aggressione a Willy era apparsa fin da subito un atto di violenza brutale e senza alcuna possibilità di difesa per la giovane vittima.
Il delitto, la ricostruzione e le prime condanne
Willy Monteiro Duarte, 21 anni, originario di Capo Verde e residente a Paliano, quella notte era in strada con alcuni amici. Secondo le testimonianze raccolte, Willy sarebbe intervenuto per aiutare un conoscente coinvolto in una lite, venendo poi aggredito dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, che all’epoca avevano rispettivamente 21 e 25 anni. Era emerso durante il processo che i due praticavano abitualmente arti marziali e che il giovane era stato colpito ripetutamente, anche quando si trovava già a terra, privo di possibilità di reagire. Le percosse avevano causato lesioni interne devastanti, portandolo a quella che è stata definita una morte terribile e rapidissima.
In primo grado, entrambi i fratelli erano stati condannati all’ergastolo, ma la sentenza era stata poi modificata in appello con una pena ridotta a 24 anni per ciascuno, grazie al riconoscimento delle attenuanti. La Cassazione, però, aveva già disposto un appello bis, ritenendo necessario un nuovo esame delle responsabilità. Da quel giudizio era scaturito l’ergastolo per Marco e i 28 anni per Gabriele, pena determinata proprio in virtù della concessione delle attenuanti generiche.
Ora, con la nuova decisione della Cassazione, viene confermato definitivamente l’ergastolo per Marco Bianchi, mentre la posizione di Gabriele torna in discussione: la condanna dovrà essere nuovamente rideterminata in sede d’appello. Resta però ferma la responsabilità per il pestaggio mortale, in un caso che continua a rappresentare un simbolo doloroso della violenza gratuita che ha tolto la vita a un ragazzo di appena 21 anni.


