
Da otto anni, sullo stesso campetto da basket della periferia di Milano, una mamma compie sempre lo stesso gesto: appende un girasole alla rete per ricordare il figlio Alessandro, morto a 15 anni per un improvviso arresto cardiaco proprio lì, su quel terreno di gioco. Quel fiore, semplice e luminoso, è diventato il suo modo di restargli accanto. Ma puntualmente qualcuno lo strappa e lo getta via, cancellando in pochi secondi un rito fatto di dolore e tenerezza.
Dietro quel fiore c’è una storia che pesa come un macigno: da otto anni quella donna torna nello stesso punto in cui la sua vita si è fermata, mentre il mondo intorno ha continuato a correre. Il girasole appeso alla rete non è un semplice ornamento, ma un segno di presenza, un dialogo silenzioso con chi non c’è più. Stanca di vederlo distrutto, la madre ha deciso di spiegare quel gesto con un biglietto lasciato sul posto, sperando di smuovere coscienze e rispetto.

La risposta che spezza il cuore e l’indignazione del pubblico
Sul cartoncino ha scritto parole che non lasciano indifferenti: “Non strapparmi. Non mi sono più rialzato dopo essere caduto su questo campo. Questo girasole mi ricorda. Grazie, Alessandro (il nome del 15enne, ndr)”. Un messaggio struggente, in cui è il ragazzo stesso a “parlare” a chi passa di lì, chiedendo solo di non essere cancellato. Una richiesta minima, quasi un sussurro, che lega per sempre quel fiore alla memoria di un adolescente strappato alla vita troppo presto.

Eppure, accanto a quelle frasi, è comparsa una risposta che gela il sangue. Qualcuno ha preso un pennarello e ha scritto: “Se tutti mettessero un fiore per ogni morto, Milano sarebbe una pattumiera“. Un commento cinico, che riduce un luogo di lutto personale a semplice questione di “decoro” urbano, usando proprio la parola pattumiera come se quel girasole fosse un rifiuto e non il simbolo di un amore che non si rassegna. Un colpo bassissimo, più doloroso di qualsiasi atto di vandalismo.
In questa foto c'è il campetto di via Dezza a Milano.
— La Giornata Tipo (@parallelecinico) November 26, 2025
Da 8 anni c'è una mamma che ogni giorno si ferma per lasciare sulla rete dietro il canestro un girasole: simboleggia la solarità di quel figlio di 15 anni che ha perso nel 2017 a causa di un malore che lo ha colpito proprio su… pic.twitter.com/3lsodYRGXr
A raccontare il fatto è il Corriere della Sera, attraverso la lettera di una cittadina che dice di provare “indignazione davanti a un gesto di scarsa umanità nei confronti di una mamma che ha perso il suo unico figlio 15enne”. Una voce che parla per molti, e che ricorda come i luoghi di un quartiere vivano anche di memoria condivisa. “Un fiore non può essere considerato pattumiera ancor più se rappresenta la memoria di un tragico avvenimento che ha scosso il nostro quartiere”, chiosa la donna, invitando tutti a guardare quel fiore non come ingombro, ma come segno di civiltà e rispetto. E tantissimi stanno manifestando la loro rabbia, il loro disgusto per quella risposta che è un colpo al cuore dell’umanità.


