
A tre mesi dalla lettura delle ultime volontà di Pippo Baudo, gli eredi non hanno ancora formalmente accettato l’eredità. È un dettaglio che pesa, perché nel caso di successioni di questa portata le decisioni arrivano quasi sempre in tempi brevi, mentre qui i chiamati alla successione sembrano voler prendere tempo. Il testamento è stato aperto il 9 settembre nello studio del notaio Renato Carraffa, a Bracciano, alla presenza dei due figli del conduttore, Tiziana Baudo e Alessandro Baudo, e della storica collaboratrice Dina Minna, figura centrale nella vita del presentatore per trentasei anni di lavoro quotidiano.
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Dal documento emerge una ripartizione che ha fatto immediatamente discutere: Minna riceve una quota quasi equivalente a quella destinata a ciascuno dei figli, cioè una porzione vicina al terzo del patrimonio che spetta per legge agli eredi diretti. Una scelta che ha acceso riflessioni, interrogativi e soprattutto polemiche familiari.

Un’eredità dal valore ingente
Il patrimonio lasciato da Baudo viene stimato in circa dieci milioni di euro, anche se la cifra non è ufficiale. La sua carriera, legata in modo indissolubile alla televisione italiana, ha prodotto guadagni molto consistenti, a partire dai celebri cachet del Festival di Sanremo, pari a circa 800 mila euro per ciascuna delle tredici edizioni da lui condotte. Negli anni Novanta alcune ricostruzioni avevano già ipotizzato una ricchezza di diverse decine di miliardi di lire, mentre valutazioni più recenti attribuiscono alle sole proprietà immobiliari un valore superiore ai sei milioni di euro.
Il patrimonio comprende quattro immobili in via della Vite a Roma, la palazzina in cui Baudo ha vissuto fino agli ultimi giorni, l’ufficio di sette vani in zona Prati, diciassette terreni tra Noto, Siracusa e Fiano Romano, oltre alla villa in Sardegna acquistata anni fa con Katia Ricciarelli e ceduta in seguito. È un insieme imponente che spiega, almeno in parte, l’attenzione che circonda la successione.
Le tensioni con Katia Ricciarelli
L’apertura del testamento ha riacceso anche una frattura mai del tutto ricomposta tra Ricciarelli e chi negli ultimi anni è stato vicino al conduttore. L’ex moglie si è detta colpita dal modo in cui è stata tenuta all’oscuro negli ultimi giorni di vita di Baudo, affermando: «Pippo non so neanche di cosa sia morto. Nulla di nulla. Mi aspettavo da parte di chi gli stava accanto un minimo di cortesia». Le sue parole hanno creato un’ondata di reazioni e lasciato intendere un forte risentimento nei confronti di Dina Minna, chiamata indirettamente in causa.
Ricciarelli ha poi aggiunto una frase che ha fatto il giro delle cronache: «Se tutte le segretarie sono trattate così, forse ho sbagliato mestiere», allusione velenosa alla quota ereditata dalla collaboratrice. Minna ha risposto con una diffida formale, accompagnata da una replica che ha chiuso ogni possibilità di conciliazione: «Alla fine Pippo Katia non voleva più neanche vederla».

Un silenzio che pesa
Il dato più sorprendente resta però il mancato passo ufficiale degli eredi. Nonostante i dieci anni previsti dalla legge per accettare o rinunciare all’eredità, il ritardo di tre mesi stride con le consuetudini e alimenta interrogativi sulle decisioni future. La complessità del patrimonio, il peso delle relazioni personali e la presenza di una figura come Dina Minna, destinataria di una quota significativa, sembrano aver prodotto una fase di stallo.
Nel frattempo la figura di Pippo Baudo, icona della televisione italiana, continua a essere al centro di un racconto che intreccia memoria pubblica e tensioni private. E la vicenda ereditaria, ancora sospesa, prosegue come uno specchio fedele delle dinamiche familiari che il presentatore ha lasciato irrisolte.


