
Il caso della cosiddetta “famiglia del bosco”, composto dai coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, approda alla Camera e ottiene un commento diretto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che non nasconde le proprie riserve sulla gestione della vicenda. Durante la risposta a un’interrogazione parlamentare, Nordio ha infatti dichiarato: «Personalmente ho manifestato perplessità. Ho chiesto la trasmissione di tutti gli atti che riguardano la vicenda, che però non sono ancora pervenuti». Parole che mettono in chiaro un atteggiamento di vigilanza istituzionale e, allo stesso tempo, una distanza critica rispetto alle decisioni adottate finora.
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Il ministro ha condiviso davanti all’Aula le motivazioni del suo intervento ispettivo, sottolineando che la richiesta di acquisire gli atti rappresenta «un passo necessario per comprendere appieno i contorni dell’intera procedura». Un punto che, più delle altre affermazioni, conferma la volontà di valutare con attenzione il percorso che ha condotto all’adozione dei provvedimenti contestati.

Le critiche sulla gestione del caso
La famiglia Trevallion-Birmingham è finita al centro di una forte esposizione pubblica per il proprio stile di vita, descritto come una scelta radicale di autosufficienza e contatto diretto con la natura. Una decisione che ha generato una lunga serie di reazioni, sino a culminare nei provvedimenti giudiziari che hanno innescato il dibattito politico. A questo proposito, Nordio ha affermato: «Dopo anni di bombardamento mediatico contro la modernizzazione e l’industrializzazione quando una famiglia decide di vivere a contatto con la natura si arriva a provvedimenti così estremi».
La frase mette in evidenza uno dei nodi centrali della discussione: l’attrito tra un modello di vita non convenzionale e un contesto sociale che fatica a riconoscerlo. Il ministro ha parlato di «provvedimenti estremi», espressione che riassume il senso critico della sua posizione e che ha immediatamente alimentato il dibattito politico e mediatico già particolarmente teso sul tema.
L’intervento dell’ispettorato e gli scenari disciplinari
Il richiamo a un’azione di verifica interna è stato al centro della parte finale dell’intervento di Nordio. Il ministro ha infatti spiegato: «Un provvedimento estremo, su cui ho esercitato un approfondimento tramite l’ispettorato». Una precisazione che apre la strada a possibili risvolti: se dagli atti dovessero emergere anomalie, irregolarità o carenze nella gestione del caso, potrebbero scattare iniziative di natura disciplinare. Lo stesso Nordio, confermando la possibilità, ha aggiunto: «Se emergessero profili di rilievo disciplinare eserciterei i poteri conferiti dalla legge».
L’affermazione definisce con chiarezza il perimetro dell’intervento ministeriale, che per ora resta circoscritto alla richiesta di documentazione ma che, in prospettiva, potrebbe evolversi in un atto formale. Rimane però l’attesa per gli atti ancora mancanti, elemento che rallenta l’esame complessivo della vicenda e lascia in sospeso le valutazioni più delicate.

Una vicenda che continua a dividere
La scelta di Nordio di rendere pubbliche le proprie perplessità e di attivare un controllo ispettivo conferisce al caso Trevallion-Birmingham un peso politico ulteriore, in un clima in cui opinione pubblica e media si sono già confrontati con toni accesi. La famiglia, diventata simbolo di un modo alternativo di concepire la quotidianità, rimane al centro di una narrazione che intreccia libertà individuali, scelte di vita, pressione mediatica e interventi giudiziari.
Il ministro della Giustizia, con le sue parole, sposta nuovamente l’attenzione sulle modalità e sulla proporzionalità dei provvedimenti adottati, delineando così uno scenario in evoluzione. In attesa degli atti richiesti, restano le sue dichiarazioni—forti, precise e destinate a segnare il dibattito parlamentare delle prossime settimane.


