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Papa Leone, primo viaggio nel segno del dialogo: il pontefice ad Ankara in Turchia

Pubblicato: 27/11/2025 11:03

Il primo viaggio internazionale di Papa Leone XIV si apre in un clima globale segnato da tensioni, conflitti e dialoghi interrotti. La scelta di iniziare il pontificato con una missione di sei giorni tra Turchia e Libano assume il valore di un gesto politico e spirituale insieme, volto a riannodare fili che negli ultimi anni si sono spezzati. La guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente hanno infatti incrinato equilibri delicati, rendendo necessario un intervento che riporti al centro il senso del confronto e della presenza reciproca.
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Sul volo Roma-Ankara, il Papa ha accolto dai giornalisti al seguito una serie di doni curiosi e significativi. Tra questi, icone sacre, dolci tradizionali e un attestato di ringraziamento inviato dalla Chiesa greco-cattolica di Kharkiv per gli aiuti ricevuti. Non sono mancati anche diversi libri, incluso un volume dedicato all’ultimo Conclave: sfogliandolo, Leone ha scherzato dicendo che «forse mi sono perso qualcosa». Ma il regalo più insolito, proprio nel giorno del Thanksgiving statunitense, è arrivato da un cronista americano: una mazza da baseball degli anni ’50, appartenuta a Delly Fox dei Chicago White Sox, squadra della città in cui il giornalista è nato e cresciuto. «Come ha passato i controlli?», ha domandato divertito e sorpreso il Papa. Nella confezione erano inclusi anche un paio di calzini e delle pantofole con il logo ufficiale della squadra.

L’urgenza di rilanciare il dialogo ecumenico e interreligioso

Alla base della missione c’è la volontà del Pontefice di ravvivare il dialogo tra Chiese cristiane, tra ebrei e musulmani, e tra tutte le comunità coinvolte in aree segnate dalla violenza. L’invasione russa dell’Ucraina ha deteriorato profondamente i rapporti all’interno dell’Ortodossia, incrinando il legame tra il patriarca ecumenico di Costantinopoli e quello di Mosca. A questo si aggiunge la frattura prodotta dagli eventi del 7 ottobre e dalla guerra nella Striscia di Gaza, che hanno messo alla prova i rapporti tra le diverse fedi. Se il mondo musulmano ha generalmente apprezzato gli appelli lanciati prima da Francesco e poi da Leone, nella galassia ebraica non sono mancati attriti e diffidenze crescenti.

L’inizio del viaggio in Turchia

Il Pontefice, nato a Chicago come Robert Francis Prevost, è atterrato stamattina ad Ankara, dove ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan prima di proseguire per Istanbul. Il programma, intenso e carico di significati, prevede domani una tappa a Iznik, l’antica Nicea, per presiedere un incontro di preghiera ecumenico in occasione del 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico. Durante la stessa giornata, Leone XIV incontrerà anche il rabbino capo della Turchia, gesto che evidenzia l’intento di mantenere un equilibrio tra le varie tradizioni presenti nel Paese.

Tra Istanbul e Beirut: un percorso tra culture e ferite aperte

Sabato 29 il Papa visiterà la moschea blu, per poi recarsi dal patriarca ecumenico di Costantinopoli e celebrare messa con i cattolici turchi. La domenica sarà dedicata alla comunità armena e, successivamente, al trasferimento a Beirut, unico Paese del Medio Oriente in cui i cristiani rappresentano una componente istituzionalmente riconosciuta e pari a quella musulmana.

In Libano, Leone XIV incontrerà le massime autorità dello Stato e parteciperà a un incontro ecumenico e interreligioso nella capitale. Martedì 2 dicembre, prima del rientro, farà tappa nel porto di Beirut, colpito dalla devastante esplosione del 4 agosto 2020, e celebrerà messa sul lungomare. Anche questo gesto appare profondamente simbolico: una presenza sul luogo di una ferita ancora aperta.

L’eredità dei viaggi di papa Francesco

Il viaggio, pur essendo il primo del nuovo Pontefice, nasce da un progetto ereditato da papa Francesco. Quest’ultimo aveva previsto una visita in Libano che era stata rinviata a causa della prolungata crisi politica del Paese, poi conclusa con l’elezione del presidente Michel Aoun. Allo stesso modo, la tappa turca è legata alla celebrazione del Concilio di Nicea, ricorrenza che richiede un’attenzione particolare da parte della Chiesa universale.

Papa Leone XIV durante un incontro pubblico

Sicurezza e tensioni: il contesto della missione

La decisione di non annullare il viaggio dopo il raid israeliano su Beirut del 23 novembre è stata accolta con sorpresa in Libano, al punto che un quotidiano locale ha lanciato un sondaggio sulla possibilità di una cancellazione. Dal Vaticano, però, sono arrivate rassicurazioni: «Si sono prese tutte le precauzioni ritenute necessarie», ha ricordato il portavoce Matteo Bruni.

Ha fatto il giro del web anche un video che ritrae la regina Rania di Giordania mentre chiede al Papa se ritenga sicuro recarsi in Libano in questo momento, ottenendo come risposta un lapidario: «Well, we’re going». Un segno della determinazione del Pontefice a mantenere il viaggio nonostante la complessità del contesto.

Le contestazioni in Turchia e il peso della storia

In alcune aree della Turchia, piccoli gruppi nazionalisti hanno protestato parlando di un “complotto ecumenico americano”, mentre a Nicea si intrecciano storia, teologia e politica fin dall’epoca del primo Concilio. Proprio il richiamo all’evento del 325, che stabilì il Credo, offre una chiave di lettura del viaggio: un ritorno alle radici comuni per ritrovare un terreno stabile dopo anni di divisioni.

L’attesa per il ritorno e le prossime tappe

La missione si pone anche come premessa per i futuri viaggi di Leone XIV, che saranno annunciati al termine del Giubileo del 6 gennaio. È previsto che il Pontefice si concentri in seguito su Africa, Europa e America Latina. Nel frattempo, la presenza in Turchia e Libano, i gesti compiuti e le parole pronunciate in inglese e francese saranno osservati da un numero eccezionale di giornalisti, segno dell’interesse globale per il nuovo Papa e per il suo stile improntato alla sobrietà, ma non alla rinuncia.

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Ultimo Aggiornamento: 27/11/2025 13:28

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