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Delitti di villa Pamphili, chiesto il giudizio immediato. Ora Francis Kaufmann rischia l’ergastolo

Pubblicato: 27/11/2025 14:02

Nel flusso quotidiano delle notizie, ci sono storie che tornano improvvisamente a galla, riportando con forza l’attenzione su vicende che hanno profondamente segnato l’opinione pubblica. A volte bastano poche righe per riaprire una ferita collettiva, ricordandoci quanto sia complessa e fragile la linea che separa la normalità dall’orrore. E quando emergono nuovi sviluppi giudiziari, l’interesse si rinnova, insieme al bisogno di comprendere come sia stato possibile arrivare a certi epiloghi.

In questo caso, gli ultimi passaggi della Procura hanno acceso nuovamente i riflettori su una drammatica vicenda familiare finita tragicamente e sulla quale si è già scritto molto. Dal terzo paragrafo, però, le informazioni diventano inevitabilmente più circostanziate, perché riguardano persone, nomi, luoghi e atti processuali che non possono essere omessi.

Le accuse formalizzate e il giudizio immediato

La Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Charles Francis Kaufman, accusato del duplice omicidio della figlia Andromeda e della compagna Anastasia Trofimova, oltre che di occultamento di cadavere. L’uomo, ora in carcere a Rebibbia, rischia l’ergastolo. I corpi delle due vittime erano stati ritrovati il 7 giugno scorso all’interno del parco di Villa Pamphili. Per i magistrati di piazzale Clodio, nell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal pm Antonio Verdi, non ci sono dubbi: Kaufman avrebbe strangolato la bambina e ucciso la donna, per poi nascondere i corpi tra la vegetazione.

Dietro la figura di Kaufman ci sarebbe però una storia precedente. L’uomo era arrivato a Roma passando da Malta, dopo uno sbarco irregolare in Sicilia su un catamarano, e aveva iniziato a presentarsi come Rexal Ford, sostenendo di essere un regista con contatti nel mondo del cinema. Era persino riuscito ad accedere ai fondi del tax credit per un progetto cinematografico, ottenendo oltre 800mila euro riconosciuti dal ministero della Cultura alla società Coevolutions. In realtà, non aveva mai ricevuto realmente il contributo. Aveva tentato anche la strada del canto, presentandosi al Teatro dell’Opera per un’audizione, sfruttando un cognome che ricordava quello del tenore Jonas Kaufman.

Le prove, i testimoni e i controlli mancati

Gli inquirenti hanno raccolto un quadro probatorio articolato: immagini delle videocamere, tracce biologiche, l’autopsia che colloca la morte di Andromeda il 5 giugno, poche ore dopo essere stata ripresa in un video con il padre. Le analisi hanno confermato che Kaufman avrebbe maneggiato il sacco nero che avvolgeva il corpo di Anastasia Trofimova.

Numerose anche le testimonianze: tre ragazzi e una donna hanno raccontato di aver visto l’uomo entrare nel parco in piena notte con la bambina «in una posizione innaturale». Altri lo descrivono come aggressivo, ubriaco, e ricordano che la polizia lo aveva controllato più volte nelle settimane precedenti, senza mai adottare provvedimenti.

I verbali ricostruiscono almeno tre interventi delle pattuglie. Il primo il 20 maggio, in via Giulia, per una segnalazione di un uomo ubriaco che strattonava una donna con una bambina al seguito. Gli agenti identificarono “Rexal Ford” e una donna che si faceva chiamare Stella Ford, che negò qualsiasi litigio. Due ore dopo, nuovo intervento nella stessa via: Kaufman ferito alla testa, ancora alterato. Anche in quel caso venne lasciato andare.

L’ultima segnalazione risale al 5 giugno in piazza Benedetto Cairoli: un uomo barcollava con una neonata in braccio, bevendo da una bottiglia di vino. Anche allora non ci furono misure restrittive. Poco dopo, la bambina sarebbe morta.

Gli interrogativi ancora aperti

Ora l’indagine è chiusa, ma restano gli accertamenti interni sulle condotte degli agenti che avevano fermato Kaufman più volte. Si dovrà capire se quelle segnalazioni avrebbero potuto cambiare qualcosa e se, in qualche modo, la tragedia sarebbe stata evitabile.

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