
L’analisi condotta dall’Istituto Cattaneo sulle tendenze emerse dalle recenti elezioni regionali in Italia suggerisce uno scenario politico molto più equilibrato per le prossime elezioni politiche del 2027 rispetto al trionfo del centrodestra del 2022.
La simulazione, pur non essendo una previsione definitiva, indica che, mantenendo l’attuale legge elettorale, nota come Rosatellum, lo scontro tra il centrodestra e un’ipotetica coalizione di “campo largo” (centrosinistra allargato a M5s e forze centriste) si risolverebbe in una battaglia serrata, soprattutto per l’assegnazione dei seggi uninominali. Questo equilibrio proporzionale, già osservato nelle Europee dello scorso anno e confermato dalle Regionali dal 2023 in poi, è la chiave di volta dell’analisi.
L’importanza dell’equilibrio nei voti proporzionali
L’attuale legge elettorale prevede un sistema misto: una parte dei seggi è assegnata con metodo proporzionale su base nazionale, e l’altra con metodo uninominale in collegi specifici. Le opposizioni unite, o un “campo largo” che le comprenda, hanno mostrato una forza sostanzialmente in linea con quella del centrodestra per quanto riguarda i voti assoluti e, di conseguenza, i seggi assegnati con il proporzionale. Alle elezioni politiche del 2022, le opposizioni (correndo separate) ottennero 130 seggi proporzionali contro i 114 del centrodestra. L’analisi del Cattaneo indica che anche proiettando i voti delle Regionali 2023-2025, questa sostanziale parità nel proporzionale verrebbe mantenuta. La vera differenza rispetto al 2022, quindi, risiederebbe nel meccanismo uninominale.
La differenza tra le elezioni 2022 e la proiezione 2027
Alle politiche del 2022, la vittoria schiacciante del centrodestra (147 seggi contro i 23 totali delle opposizioni) fu dovuta quasi interamente al meccanismo uninominale. In ogni collegio uninominale vince il candidato che ottiene anche un solo voto in più (maggioritario secco). Poiché il centrodestra era unito in tutti i collegi e le opposizioni erano divise (centrosinistra “stretto”, M5s, Azione-Italia viva), i candidati della destra prevalsero sistematicamente, anche con percentuali di voto non altissime. La proiezione del 2027, invece, ipotizza che il “campo largo” riesca a riprodurre l’unità tattica già vista in alcune recenti competizioni regionali, portando a una maggiore competitività nei collegi uninominali.
Lo scontro cruciale nei collegi uninominali
Secondo la simulazione basata sui risultati delle Regionali post-2022, lo storico vantaggio del centrodestra nei seggi uninominali si ridurrebbe drasticamente. Nel 2022, il centrodestra aveva un margine di 98 seggi sulle opposizioni, mentre la stima del Cattaneo lo riduce a un potenziale di soli 34 seggi. Questo crollo renderebbe le elezioni politiche del 2027 estremamente incerte. Nel Nord e nel Centro Italia, il centrodestra manterrebbe comunque un vantaggio negli uninominali. Tuttavia, il “campo largo” potrebbe sovvertire i risultati passati in aree come Emilia-Romagna, Toscana e, soprattutto, il Mezzogiorno.
L’analisi evidenzia che le regioni del Sud sarebbero il principale campo di battaglia e la chiave di volta per la vittoria. Se il Nord e il Centro propenderebbero ancora per il centrodestra (negli uninominali), e Regioni come Toscana ed Emilia-Romagna andrebbero al centrosinistra, l’attenzione si concentrerebbe su tre territori in particolare: Sicilia, Calabria e Sardegna. Queste tre Regioni, che assegnano un totale di 21 seggi uninominali, sono considerate quelle in cui il potenziale “campo largo” ha il margine più ampio per migliorare i risultati disastrosi del 2022, rendendole determinanti per il ribaltamento o la conferma della maggioranza.
Il dibattito sulla nuova legge elettorale
È proprio questo scenario di forte incertezza a spiegare l’accelerazione del dibattito sulla riforma della legge elettorale promossa dal Governo Meloni. La proposta della maggioranza, infatti, punterebbe a un sistema che assegni automaticamente un premio di maggioranza (un numero ben più alto di parlamentari) alla coalizione che ottiene più voti a livello nazionale, senza la distinzione dei collegi uninominali. Un sistema di questo tipo, simile a quello adottato in diverse leggi regionali, consentirebbe al centrodestra di superare la minaccia rappresentata dall’unione delle opposizioni nei collegi uninominali e di partire con un netto vantaggio, indipendentemente dalla distribuzione territoriale dei voti. La riforma, se approvata, modificherebbe radicalmente le regole del gioco e la possibilità di vittoria per la futura coalizione di centrosinistra.
L’Istituto Cattaneo sottolinea che la sua analisi è una stima prudente basata sulla proiezione dei voti ottenuti alle elezioni regionali 2023 e seguenti. Come tale, essa non tiene conto di variabili fondamentali che potrebbero incidere sulle elezioni politiche, quali una maggiore o minore motivazione al voto a seconda del candidato nazionale, i diversi risultati che il centrodestra ha storicamente ottenuto tra Regionali e Politiche in alcuni territori (come la Calabria) o la mancanza di recenti voti regionali da proiettare (come in Sicilia, dove l’ultima elezione risale al 2022). Nonostante queste limitazioni, il dato fondamentale resta: lo squilibrio politico del 2022 si è significativamente ridotto.


