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Leva militare: chi rischia la chiamata alle armi e le fasce d’età coinvolte

Pubblicato: 27/11/2025 17:22
Soldati italiani in addestramento militare.

In un’epoca segnata da crescenti tensioni geopolitiche e scenari internazionali sempre più imprevedibili, il dibattito sulla leva militare torna prepotentemente al centro dell’attenzione in Italia. L’ipotesi di un ripristino della chiamata alle armi solleva interrogativi cruciali: chi sarebbero i soggetti coinvolti? Come verrebbe gestito un eventuale reclutamento? E quali implicazioni avrebbe per la vita dei cittadini? Approfondiamo le basi giuridiche e strategiche che potrebbero riportare in auge il servizio militare obbligatorio nel nostro Paese.

Guido Crosetto, Ministro della Difesa.

Leva militare in italia: le riflessioni del governo

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affrontato la questione a Parigi, sottolineando come l’evoluzione della sicurezza internazionale stia spingendo le nazioni a rivedere i propri modelli militari. «Noi abbiamo costruito negli anni scorsi modelli in Italia, in Germania, in Francia, che riducevano il numero dei militari – ha osservato Crosetto – in questa nuova situazione tutte le nazioni europee mettono in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate. Ognuno ha un suo approccio diverso, alcuni hanno addirittura ripristinato la leva».

La necessità di un ripensamento strategico

Giovani militari italiani in parata.

Crosetto sulla leva militare e la difesa: «Porterò una legge in parlamento»

L’idea di Crosetto è chiara: non si tratta di un decreto immediato, ma di una traccia legislativa da portare in Parlamento, da discutere, integrare e approvare, per costruire uno strumento di difesa adeguato ai rischi odierni. «Le regole in questo settore devono essere il più condivise possibile e nascere proprio nel luogo di rappresentazione del popolo», ha aggiunto il ministro, rimarcando l’importanza di un percorso democratico e partecipativo. Ma come funzionerebbe concretamente questa riattivazione? Chi sarebbe coinvolto e chi escluso?

Sicurezza e il ruolo delle forze armate

L’ipotesi di richiamare la leva militare nasce soprattutto da pressanti motivazioni di sicurezza nazionale. Gli scenari di guerra in Europa e nel mondo impongono una profonda riflessione sul numero e la prontezza delle forze armate. Secondo le attuali regole italiane, in caso di necessità, i primi a essere mobilitati sarebbero i corpi già attivi: Esercito, Marina, Aeronautica militare, Carabinieri e Guardia di Finanza. Subito dopo, come riportato da Leggo, verrebbero coinvolti gli ex militari con meno di cinque anni dal congedo, mentre i civili potrebbero essere chiamati solo in situazioni di estrema urgenza. In tal caso, l’intervento riguarderebbe tutti i cittadini tra i 18 e i 45 anni, previa idoneità medica.

Questa progressione riflette una strategia prudente, concepita per tutelare sia l’efficienza militare sia i diritti fondamentali dei cittadini, rispettando al contempo i principi della Costituzione italiana, in particolare gli articoli 11 e 78, che regolano l’uso della forza e le procedure in caso di dichiarazione di guerra.

I criteri di chiamata e le tutele costituzionali

Reclutamento e liste nei comuni: come funziona

Per prepararsi a eventuali scenari di mobilitazione, i comuni italiani hanno già predisposto elenchi ufficiali dei giovani soggetti all’obbligo di leva. Sul sito del Comune di Roma si legge chiaramente: «In conformità al Codice dell’ordinamento militare (D.Lgs. 66/2010), l’elenco dei giovani nati nel 2008, soggetti all’iscrizione nelle liste di armi, è stato pubblicato sull’Albo Pretorio on-line di armi (…) Il servizio è rivolto ai cittadini soggetti all’obbligo della leva militare, in particolare ai nati nell’anno di riferimento, nonché agli interessati che intendano segnalare eventuali irregolarità o richiedere rettifiche».

Il reclutamento obbligatorio può essere attivato in due circostanze principali: quando venga deliberato lo stato di guerra dalle Camere, conferendo al Governo i poteri necessari, oppure in caso di gravi crisi internazionali che coinvolgano direttamente l’Italia o la sua partecipazione a organizzazioni internazionali. In entrambi i casi, la procedura segue scrupolosamente norme costituzionali precise e tutele stabilite per cittadini e militari, garantendo un quadro legale chiaro e trasparente.

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