Vai al contenuto

L’ultima intervista di Ornella Vanoni fa il botto: numeri record per Cazzullo

Pubblicato: 27/11/2025 18:12

Ci sono parole che, riascoltate dopo la morte di chi le ha pronunciate, cambiano peso. L’intervista che Ornella Vanoni ha concesso ad Aldo Cazzullo per “Una giornata particolare” è una di quelle rare occasioni in cui la televisione smette di essere archivio e diventa eredità. Non un semplice documento, non un commiato, ma un lascito. L’ultimo, consegnato con l’ironia disarmante di una donna che col tempo ha imparato a non aver paura di mostrarsi fragile. Che è stata «mare in tempesta e cielo stellato», come recita il brano capolavoro che Francesco Gabbani scrisse per lei.

Ornella Vanoni: una donna libera, insofferente all’ipocrisia

Di Ornella Vanoni si è sempre detto tutto e il contrario di tutto: interprete sofisticata, diva milanese, sacerdotessa dell’ironia, icona pop rilanciata negli ultimi anni anche grazie alla mano sapiente di Fabio Fazio, che le ha restituito a «Che tempo che fa» centralità e leggerezza davanti a un pubblico nuovo. Ma dietro quella maschera giocosa c’era la stessa creatura indomita di sempre: una donna libera, insofferente all’ipocrisia, capace di pronunciare l’indicibile con la nonchalance dei saggi. L’intervista di Cazzullo ha avuto il pregio di rimettere al centro tutte queste sfumature. E ne è venuta fuori non la star, ma la persona. Una donna che ha vissuto con slancio e passione, infischiandosene dei giudizi altrui. Un aspetto questo che oggi appare quasi anacronistico e che la rende una personalità ancora più affascinante: l’Italia benpensante, i pregiudizi e il bigottismo non sono riusciti a scalfire la sua indole fiera né le hanno impedito di vivere come lei voleva.

Tanti aneddoti nell’ultima intervista di Cazzullo a Ornella Vanoni

Il racconto dell’intervista parte dall’infanzia, dagli anni delle bombe su Milano, dalle gallerie in cui la piccola Ornella si copriva gli occhi e diceva: «Non vedo, non vedo». I ricordi di un padre che la solleva, la protegge, diventa la sua idea iniziale di uomo: una sorta di John Wayne privato, un rifugio in mezzo al caos. È significativo che lei, con l’autoironia che l’ha sempre accompagnata, aggiunga di non aver mai incontrato davvero un uomo così. La protezione, per Ornella Vanoni, è sempre stata qualcosa da cui fuggire, nonostante il desiderio di cercarla.

I grandi amori: da Giorgio Strehler a Gino Paoli

E poi lui: Giorgio Strehler. L’amore che non solo la travolge, ma la crea. «Farò la più bella regia della mia vita perché adesso ci sei tu», le disse. «Quella dichiarazione è stata una deflagrazione, non capivo cosa fosse l’amore, è arrivato come un dardo, ha squassato la mia corazza. In quel momento sono nata io, è nata Ornella», ha confidato la Vanoni. Lui era sposato e «fu uno scandalo tremendo». L’amore finisce quando lei va a Spoleto, nel regno di Visconti, il suo grande rivale e «io gli metto le corna, con chi non lo dico». Era Renato Salvatori, l’attore di Poveri ma belli«Sono tornata e non volevo più stare con Giorgio. E le ragioni non te le racconto». Ma Cazzullo è riuscito a farla parlare: «Tu vai calmata, non eccitata, la cocaina non faceva per te». «Bravo, l’hai detto tu». Non è stato il suo amore più grande, ma la parola “genio” non la usava mai se non per due persone, «solo per lui e per Lucio Dalla». Quest’ultimo suo caro amico. Indimenticabile la cover di Ornella Vanoni di quel brano meraviglioso del repertorio di Dalla Chissà se lo sai, scritto da Ron. 

“Senza fine” molto più di un regalo romantico

La passione con Gino Paoli è un altro capitolo memorabile. Un legame «che fa soffrire», dice lei, con quella combinazione unica di schiettezza e poesia. Da quell’incontro nasce Senza fine, tra le canzoni più belle della musica italiana. Non un dono romantico, ma espressione pura di un legame autentico. La notte in cui Paoli tenta il suicidio, lei corre a trovarlo di nascosto: «Tutti ti vedono come un setter, invece sei un boxer». Una definizione così tenera e così precisa che da sola potrebbe reggere l’impianto di un romanzo. Un libro di quelli dove si piange, ci si tormenta, tuttavia si ama, si ama forte.

Religione e morte al centro dell’intervista con Cazzullo

Renato Salvatori, Visconti, Celentano, Gaber, Jannacci, Pasolini, Mina: la sua vita è attraversata come da una costellazione di giganti. Ornella Vanoni non è stata una testimone dell’epoca d’oro dello spettacolo italiano, ma un’indiscussa protagonista. E lei ne ha raccontati di aneddoti a Cazzullo. Con Mina gioca a carte, sbaglia mossa e vola un vaffa memorabile. Pasolini? Lo difende in mezzo alle piazze. Ogni incontro diventa un tassello di un’esistenza in cui musica ed esperienza non si sono mai davvero separate. Il giornalista con discrezione l’ha condotta anche nei territori più fragili: la cocaina, che aveva provato per seguire un uomo e da cui era fuggita per restare fedele a sé stessa; il matrimonio con Lucio Ardenzi, uomo di cui non è mai stata innamorata; la Milano che lei non riconosce più, «inaridita», miliardaria, lontana dall’eleganza bohemienne che l’aveva cresciuta. Al centro della sua esistenza la libertà, che non è un manifesto quanto una postura naturale, un’andatura. Religione e morte sono l’ultimo passaggio dell’intervista e forse il più toccante. Ornella Vanoni ha raccontato di credere in Cristo «che è un uomo come noi, non in Dio». 

L’eredità di Ornella Vanoni? Il suo modo di stare al mondo

E sulla fine ha detto ciò che molte donne e molti uomini pensano in segreto ma non osano pronunciare: «Vorrei essere io a decidere. Quando non avrò più niente da dare a nessuno, la vita non mi arriverà più». Non c’è tragedia in queste parole. C’è dignità. Pudore. Oggi, inevitabilmente, quelle frasi assumono un colore diverso. La sua scomparsa amplifica ogni dettaglio. Rende più nitide le pieghe della sua voce, più luminose le sue timidezze, più forti le sue risate. Ma non è nostalgia ciò che questa intervista lascia. Ornella Vanoni è stata tutto quello che la cultura italiana raramente permette ad una donna di essere: sofisticata e popolare, fragile e insolente, elegante e sfrenata, malinconica e irresistibile. Fuori dal suo tempo. Avanti. E forse è proprio questa la sua immensa eredità. Non soltanto le sue canzoni, ma il modo di stare al mondo: senza paura di essere veri, complicati, vivi.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2025 18:33

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure