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Stop al Ponte sullo Stretto, due direttive europee violate. Governo sotto pressione

Pubblicato: 27/11/2025 19:29

Il progetto per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina ha subito un significativo stop burocratico e legale con il diniego del visto da parte della Corte dei Conti. Questa decisione, presa lo scorso ottobre e le cui motivazioni sono state depositate il 27 novembre 2025 dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti, rappresenta un ostacolo non indifferente per la ripresa dell’iter realizzativo dell’opera.

Il Collegio ha negato il visto e la conseguente registrazione alla delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess), che ad agosto aveva dato il via libera al progetto. Le motivazioni addotte dalla Corte sono chiare e ruotano attorno a presunte violazioni di direttive europee fondamentali e alla mancata acquisizione di un parere tecnico obbligatorio, evidenziando una carenza istruttoria nel procedimento amministrativo che ha portato all’approvazione.

Le direttive europee violate: habitat e appalti

Uno dei pilastri del diniego della Corte dei Conti risiede nella violazione di due direttive europee di primaria importanza. La prima è la direttiva 92/43/CE del 21 maggio 1992, concernente la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Secondo il Collegio, vi sarebbe stata una carenza di istruttoria e di motivazione relativa alla cosiddetta delibera IROPI (Imperative Reasons of Overriding Public Interest), il provvedimento che, in casi eccezionali, consente la realizzazione di opere che incidono su siti di interesse comunitario. La Corte ha quindi sollevato dubbi sulla corretta valutazione dell’impatto ambientale dell’opera in un’area di elevata valenza naturalistica.

La seconda direttiva europea che si ritiene violata è l’articolo 72 della direttiva 2014/24/UE, che disciplina gli appalti pubblici. La violazione è stata riscontrata a causa delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute rispetto all’originario rapporto contrattuale che risale a diversi anni fa. La Corte ha ritenuto che i cambiamenti intercorsi non fossero in linea con le norme europee che regolano le modifiche dei contratti di appalto, specialmente quando queste alterazioni sono significative e impattano sull’equilibrio economico o sulla natura stessa del progetto. Questa contestazione tocca quindi il cuore del rapporto concessorio e la sua attualità giuridica.

Mancato parere dell’autorità di regolazione dei trasporti

Oltre alle questioni legate al diritto comunitario, la Corte dei Conti ha ravvisato una violazione di norme nazionali relative alla regolazione dei trasporti. In particolare, è stata riscontrata la violazione degli articoli 43 e 37 del decreto-legge n. 201/2011. Questa contestazione si riferisce alla mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art). Tale parere è obbligatorio in relazione al piano tariffario che è stato posto a fondamento del piano economico e finanziario del progetto del Ponte. L’Art ha il compito di vigilare sulla congruità delle tariffe e sulla sostenibilità economica dell’infrastruttura, e la sua assenza nel processo decisionale ha costituito un elemento ostativo per la concessione del visto. La validità finanziaria e la sostenibilità economica dell’opera, elementi cruciali per il bene pubblico, non sono state quindi pienamente certificate secondo l’iter previsto. La medesima delibera della Corte dei Conti ha anche espresso ulteriori osservazioni su profili confermati all’esito dell’adunanza, ma questi non sono stati ritenuti decisivi per la bocciatura finale, indicando che i tre punti sopra esposti rappresentano le motivazioni determinanti del diniego.

La reazione del governo e il futuro del progetto

La decisione della Corte dei Conti ha innescato una viva discussione politica, con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha riaffermato la sua determinazione a portare avanti il progetto. Nonostante l’opposizione della Corte, il Governo ha mantenuto una linea ferma, sostenendo la necessità di procedere con la realizzazione dell’opera. Questa posizione, tuttavia, si scontra con la necessità di sanare le irregolarità legali e amministrative sollevate da un organo di controllo di tale importanza. Il futuro del Ponte sullo Stretto dipenderà, quindi, dalla capacità del Governo e della società concessionaria di superare queste criticità formali e sostanziali, affrontando le complesse questioni legate alle direttive ambientali europee, alla validità contrattuale e all’approvazione del piano tariffario. La bocciatura della Corte dei Conti evidenzia la complessità dell’iter realizzativo di una delle opere più ambiziose e discusse del panorama infrastrutturale italiano.

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