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Un nuovo inizio per la “famiglia nel bosco”: Nathan accolto nella sua nuova casa, tra sorrisi e pasta fatta a mano

Pubblicato: 01/12/2025 18:43

Si è presentato con passo timido ma occhi finalmente un po’ più sereni. Dopo settimane di incertezze, paure e attese infinite, Nathan Trevallion ha varcato la soglia della casa che cambierà – almeno per ora – il destino della sua famiglia. Ad accoglierlo non solo mura calde e un tetto stabile, ma il profumo della pasta fatta a mano, il sorriso franco del ristoratore Armando Carusi e quello affettuoso della figlia Leonora, che per primi hanno deciso di tendere una mano quando la storia della “famiglia nel bosco” ha scosso l’Italia.

Non era un trasloco qualsiasi. Era il simbolo di un ritorno alla normalità, di un gesto di fiducia reciproca che ha ridato fiato alle speranze di un padre che, oggi più che mai, attende solo una cosa: riabbracciare i suoi tre figli. E farlo magari proprio qui, in questa casa offerta gratuitamente dalla famiglia Carusi, dove ieri si è consumato il primo pranzo insieme. Un pranzo semplice, ma dal valore enorme.


Pizzoccheri, sorrisi e un po’ di pace

«È stato un pranzo molto piacevole», racconta Leonora Carusi all’ANSA. Suo padre, Armando, ha impastato pizzoccheri fatti a mano, un piatto che ha conquistato Nathan e riempito la casa di un calore che mancava da tempo.

Il papà dei bambini, visibilmente emozionato, ha iniziato il trasloco e si è mostrato aperto alle migliorie suggerite per rendere l’ambiente più sicuro: dalle stufe elettriche da usare di notte ai piccoli accorgimenti richiesti dai servizi sociali. «In questa società malata – spiega Leonora – capisco la sua intenzione e quella della moglie Catherine di far crescere i bambini in un ambiente naturale. Loro filtrano un po’ i contatti, ma penso sia il compito di un buon genitore».

Leonora, chef nutrizionista e fondatrice del progetto educativo “Villaggio nel bosco”, vede in questa vicenda quasi un segno del destino: «Ho acquistato un pezzo di bosco lo scorso anno. L’ho chiamato proprio così. E quando ho saputo della loro storia, ho sentito che dovevo fare qualcosa».


“Fate riunire questa famiglia”: l’attesa lunga dei bambini

La speranza ora è che i tre piccoli possano tornare presto dal padre e dalla madre. «Credo entro una decina di giorni», confida Leonora. L’augurio condiviso da tutti è lo stesso: riunire la famiglia prima di Natale, davanti a un tavolo apparecchiato, magari con un altro pranzo preparato da Armando.

E proprio Armando Carusi, che ha aperto la sua casa e ormai anche il suo cuore, confessa che con Nathan è nata un’amicizia profonda: «Più lo ascolto, più mi piace. La scelta di vivere in campagna non è niente di eccezionale: l’ho vissuta anche io. Quando tutto sarà finito, verrà a darmi una mano nell’orto».


Una solidarietà che diventa casa

Quel gesto semplice – un pranzo condiviso, un tetto offerto senza chiedere nulla in cambio – è diventato il simbolo di una comunità che, lontano dai clamori mediatici, ha scelto la via della solidarietà concreta.
Per Nathan, che attende il verdetto dei giudici con il fiato sospeso, è stato il primo giorno di vera serenità dopo settimane di dolore.

Il resto, ora, lo dirà il tempo. Ma intanto c’è una porta aperta, una tavola apparecchiata e una famiglia pronta – davvero – ad accogliere un’altra.

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