
Il tumore che ha colpito Emma Bonino è un microcitoma, una forma di carcinoma polmonare particolarmente aggressiva e meno diffusa rispetto ad altre varianti. Questa diagnosi, risalente al 2015, è tornata di attualità in seguito al recente ricovero dell’ex ministra in terapia intensiva a Roma per insufficienza respiratoria.
Nonostante i progressi della medicina, il microcitoma, o carcinoma polmonare a piccole cellule, rimane una malattia estremamente difficile da gestire e controllare nel lungo termine, presentando un elevato rischio di recidiva e una tendenza precoce a sviluppare metastasi. È fondamentale comprendere la natura specifica di questa patologia, i suoi principali fattori di rischio e le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per contrastarla.
Una patologia meno comune ma estremamente aggressiva
Il microcitoma si distingue dalle forme più comuni di cancro al polmone, che costituiscono circa l’85 per cento dei casi totali e includono gli adenocarcinomi, i carcinomi a cellule squamose e i carcinomi a grandi cellule. Proprio per questa distinzione, la malattia di Emma Bonino viene definita tumore “a piccole cellule”. Sebbene sia meno frequente, la sua gravità è accentuata dalla sua natura altamente aggressiva. Una delle caratteristiche più preoccupanti di questa neoplasia è la sua capacità di diffondersi rapidamente, portando spesso alla presenza di metastasi già al momento della diagnosi iniziale. Questa precoce disseminazione tumorale è uno dei motivi per cui l’intervento chirurgico, che è una delle principali opzioni terapeutiche in molti altri tipi di tumore, è raramente praticabile o risolutivo nel caso del microcitoma. Il trattamento si concentra quindi prevalentemente su approcci sistemici come la chemioterapia e, più recentemente, l’immunoterapia.
Il ruolo determinante del fumo
Il fattore di rischio principale e più significativo per lo sviluppo del microcitoma è senza dubbio il fumo di sigaretta. Le statistiche sono impressionanti e sottolineano un legame quasi esclusivo: oltre il 90 per cento dei casi di carcinoma polmonare a piccole cellule viene diagnosticato in individui che sono attuali fumatori o ex fumatori. La probabilità di sviluppare questa grave malattia è direttamente proporzionale sia al numero di sigarette consumate quotidianamente sia alla durata complessiva degli anni in cui si è mantenuta l’abitudine al fumo. Questo rende la lotta al tabagismo la forma più potente ed efficace di prevenzione primaria contro questa patologia. Interrompere il fumo riduce drasticamente il rischio, rendendo la prevenzione un obiettivo non solo teorico ma concretamente raggiungibile per una vasta porzione della popolazione a rischio.
Prevenzione e diagnosi precoce: le nuove frontiere
Data la difficoltà nel trattamento della malattia avanzata, la diagnosi precoce assume un ruolo di importanza cruciale nel migliorare la prognosi e le possibilità di successo terapeutico. Identificare il tumore in una fase iniziale, quando è ancora localizzato, può fare una differenza sostanziale. A tal fine, crescenti evidenze scientifiche suggeriscono che uno screening mirato in popolazioni ad alto rischio, in particolare fumatori ed ex fumatori con una significativa storia di fumo, potrebbe rivelarsi una strategia vincente per intercettare molti casi di tumore al polmone, inclusi i microcitomi, in stadi iniziali. Un esempio significativo in tal senso è rappresentato da uno studio pubblicato su The Lancet Oncology, che ha dimostrato l’efficacia della Tac a basso dosaggio come strumento di screening in una vasta coorte di persone ad alto rischio. Anche in Italia, si stanno attuando iniziative importanti, come il programma R.I.S.P., che sta reclutando un ampio numero di candidati per lo screening, evidenziando l’impegno verso la promozione di una diagnosi più tempestiva.
Le terapie standard e l’avvento dell’immunoterapia
Tradizionalmente, per la malattia in stadio limitato, i trattamenti più diffusi per il microcitoma sono stati la chemioterapia a base di platino e la radioterapia. Questi approcci rimangono i pilastri fondamentali della gestione della patologia in assenza di metastasi diffuse. Tuttavia, il campo della ricerca oncologica ha recentemente aperto nuove e promettenti prospettive con l’introduzione dell’immunoterapia. L’immunoterapia, che mira a stimolare il sistema immunitario del paziente affinché riconosca e attacchi le cellule tumorali, ha già rivoluzionato il trattamento di altri tipi di carcinoma polmonare, mostrando la capacità di migliorare in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti. Questo approccio innovativo è stato sperimentato anche nel microcitoma, e in Italia sono già stati approvati due farmaci immunoterapici che vengono utilizzati in combinazione con le terapie tradizionali. L’integrazione dell’immunoterapia ha come obiettivo quello di garantire un migliore controllo del tumore e, soprattutto, di aumentare l’aspettativa di vita per i pazienti affetti da questa malattia altrimenti così difficile da curare, offrendo una rinnovata speranza terapeutica.


