
Una sera che doveva essere all’insegna della gioia e della festa, l’inaugurazione di una celebre rassegna di eventi invernali, si è trasformata in un momento di paura e caos. Le luci scintillanti, il profumo di spezie e la musica festosa sono stati bruscamente interrotti. Un gruppo ha fatto irruzione nella folla, manifestando con forza la propria ostilità in un luogo simbolo della tradizione popolare. L’azione è stata rapida e violenta: individui che sventolavano bandiere cariche di significato politico e lanciavano fumogeni nel bel mezzo dei visitatori, terrorizzando le famiglie e i bambini accorsi per celebrare l’apertura.
L’episodio, che ha avuto luogo in una delle capitali europee, è stato prontamente documentato e diffuso in rete, dove è diventato un simbolo virale di uno scontro culturale in atto. Questo evento non ha rappresentato solo un atto di vandalismo, ma un’aggressione diretta a una delle celebrazioni più sentite del calendario occidentale, sollevando interrogativi profondi sull’integrazione, sul rispetto dei valori e sulla convivenza in seno alle società europee. La data dell’accaduto, venerdì 28 novembre 2025, segna così un momento di forte frizione tra identità e tradizioni diverse, riportando al centro del dibattito la questione della sicurezza e dell’immigrazione.
Le reazioni politiche e l’allarme per l’immigrazione
L’episodio ha immediatamente provocato reazioni indignate nel panorama politico europeo. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo, si è dichiarato sconcertato e allarmato. Fidanza ha espresso una ferma condanna, definendo gli assalitori come una “orda di islamisti che odiano la nostra civiltà, le nostre radici e le nostre tradizioni”. Egli ha collegato l’accaduto direttamente agli “effetti dell’immigrazionismo sfrenato tanto caro alla sinistra”, invitando l’Europa ad assumersi il dovere di reagire di fronte a quella che percepisce come una chiara minaccia alle fondamenta culturali e identitarie del continente. Questa interpretazione solleva il dibattito sulla necessità di una politica migratoria più rigorosa e sulla tutela dei valori autoctoni in un contesto di crescente multiculturalismo.
La polemica del presepe “inclusivo” senza volto
In questo contesto già teso, è emersa un’ulteriore polemica che ha accentuato la discussione sul concetto di inclusività e sulla sua applicazione alle tradizioni natalizie. Riguarda il presepe allestito nella Gran Place della capitale belga. L’installazione è stata concepita come un presepe “inclusivo”, con l’obiettivo dichiarato di non turbare la “sensibilità” degli islamici. La scelta di design che ha scatenato il caos è stata l’oscuramento dei volti delle figure della Natività, ovvero Maria, Giuseppe e Gesù. Il parlamentare conservatore belga George Buchez ha espresso tutto il suo sdegno attraverso i social media, in particolare su X. Egli ha bollato il presepe come un’“assurdità e un insulto alle nostre tradizioni”, sottolineando come sia spiacevole assistere a una società che “nega i suoi valori”.
Buchez ha richiesto con forza l’immediata sostituzione dell’opera, argomentando che le figure “senza volto sembrano più un omaggio agli zombie” che un simbolo della Natività. Secondo il politico belga, una società genuinamente inclusiva è una società che unisce, e il Natale rappresenta la celebrazione per eccellenza di questa unione, non un’occasione per smantellare i simboli culturali in nome di una malintesa sensibilità. La sua richiesta di “restituirci il nostro presepe e il nostro mercatino di Natale” riassume il sentimento di una parte della popolazione che vede in queste iniziative un’eccessiva abdicazione culturale.
Il clima di scontro sui simboli e i valori
Gli eventi non sono isolati, ma si inseriscono in un più ampio clima di scontro sui simboli e i valori che definiscono l’identità europea. Altri casi di cronaca, come la decisione di eliminare il bue e l’asinello da canti e poesie di Natale a Bergamo o il caso del mancato presepe in Comune a Genova, citato come “uno schiaffo alle famiglie genovesi”, dimostrano come la tensione sia diffusa. Figure di spicco come il giornalista Toni Capuozzo hanno cercato di “svegliare” partiti come il Pd e l’intera sinistra, accusandoli di “sottovalutare l’Islam” e le sue implicazioni sociali e politiche. In un momento in cui le opinioni sull’integrazione e il rispetto reciproco si polarizzano, le parole di un immigrato islamico in un programma televisivo, che ha dichiarato “Abbiamo conquistato Roma”, aggiungono ulteriore benzina al fuoco del dibattito, amplificando il senso di allarme tra coloro che temono per la conservazione della propria cultura. La crisi del mercatino di Natale, con il suo mix di violenza simbolica e revisionismo delle tradizioni, si configura dunque come un momento emblematico della complessa sfida che l’Europa sta affrontando tra l’accoglienza, l’integrazione e la strenua difesa della propria eredità storica e religiosa.


