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Luca va a cena fuori e muore così, a 15 anni: è arrivata la decisione, la rabbia della famiglia

Pubblicato: 03/12/2025 07:33

Si è concluso oggi il processo di primo grado sulla morte di Luca Piscopo, il quindicenne deceduto il 2 dicembre 2021 dopo aver mangiato sushi in un locale “all you can eat” del Vomero, a Napoli. Il giudice monocratico Giuliana Taglialatela ha condannato il ristoratore cinese a due anni e mezzo di reclusione e al risarcimento delle parti civili, mentre ha assolto il medico di base della famiglia.

La tragedia risale al 23 novembre 2021, quando il ragazzo aveva pranzato nel ristorante poi finito sotto inchiesta. Pochi giorni dopo, Luca aveva iniziato a manifestare sintomi compatibili con una presunta intossicazione alimentare, degenerata successivamente in una miocardite che lo ha portato alla morte dopo nove giorni di sofferenze.

A processo erano finiti sia il gestore del ristorante di sushi, accusato anche di violazioni in materia di igiene e conservazione degli alimenti, sia il medico di famiglia, cui era contestato l’omicidio colposo per non aver monitorato adeguatamente le condizioni del giovane paziente.

La pubblica accusa, rappresentata dal pm Federica D’Amodio, aveva richiesto una condanna a tre anni di reclusione per il ristoratore e a un anno e otto mesi per il medico. Richieste parzialmente accolte, con una sentenza che ha ritenuto responsabile solo il titolare del locale.

In aula erano presenti i genitori di Luca, la sorella e diversi familiari, oltre a una decina di amici del ragazzo. Tra loro anche le compagne che avevano partecipato al pranzo del 23 novembre, una presenza che ha reso l’udienza particolarmente carica di emozione.

La difesa del ristoratore, rappresentata dall’avvocato Arturo Cola, aveva cercato di ridimensionare la portata delle accuse, mentre quella del medico, affidata all’avvocato Vittoria Pellegrino, aveva puntato sull’assoluzione piena. La sentenza ha confermato questa seconda linea, escludendo responsabilità del professionista.

Secondo l’accusa, la catena causale tra il consumo di sushi e l’aggravarsi delle condizioni del ragazzo avrebbe trovato riscontri negli accertamenti svolti dagli inquirenti. Tuttavia, le prove a carico del medico non sono state ritenute sufficienti dal giudice.

La famiglia Piscopo, che ha seguito ogni fase del processo, ha espresso grande delusione per l’esito dell’udienza. La madre di Luca, Maria Rosaria Borrelli, ha parlato di una “verità giudiziaria” lontana dal dolore vissuto.

«Non è stata fatta pienamente giustizia. Mio figlio è morto dopo giorni di sofferenza, aveva perso dieci chili e il medico non ci ha mai contattati», ha dichiarato la donna al termine dell’udienza, aggiungendo che «il risarcimento non ci interessa, entrambi meritavano il massimo della pena».

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