
La notte di Bruxelles è stata scossa dal rilascio di Federica Mogherini, tornata libera dopo ore di fermo che hanno agitato gli ambienti della diplomazia europea. L’ex Alta rappresentante della politica estera Ue è stata trattenuta dagli inquirenti belgi per un lungo interrogatorio, al termine del quale è stata rimessa in libertà. L’indagine, però, resta aperta e intatta: al centro c’è un presunto illecito legato a un programma di formazione finanziato dall’Ue da 900 mila euro, un filone investigativo che ha portato al clamoroso blitz nelle sedi dell’European External Action Service (EEAS) e del College of Europe di Bruges.
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Lo stupore iniziale ha lasciato spazio alla cautela negli ambienti istituzionali, consapevoli della delicatezza di un caso che coinvolge figure di primo piano della diplomazia europea. Le circostanze del fermo restano ancora poco chiare, ma l’impatto politico è immediato, soprattutto in Italia, dove la nazionalità dell’ex ministra del governo Renzi amplifica l’eco dello scandalo.

Reazioni e clima nelle istituzioni
Nei corridoi delle istituzioni europee — già segnati dalle ferite del Qatargate e dell’Huaweigate — c’è poca voglia di commenti affrettati. La portavoce della Commissione europea, Paola Pinho, ha ribadito la linea ufficiale: “Non commentiamo mentre c’è un’inchiesta giudiziaria in corso”. Un atteggiamento prudente che riflette la volontà di attendere sviluppi più chiari di un’indagine che arriva in un momento estremamente sensibile per la diplomazia continentale, impegnata nei negoziati per la pace in Ucraina tra Stati Uniti e Russia.
Il tempismo dell’operazione non passa inosservato: il Belgio è sotto i riflettori per la sua opposizione al prestito all’Ucraina basato sugli asset russi congelati, mentre il Seae continua a spingere per il via libera. Un intreccio che alimenta sospetti e timori di un possibile effetto di discredito non solo sui protagonisti dell’inchiesta, ma anche sull’istituzione attuale.

Le reazioni internazionali
I commenti dei filorussi europei non si sono fatti attendere. Il portavoce del governo ungherese, Zoltán Kovács, ha definito la vicenda uno “scandalo choc”, ironizzando sul fatto che Bruxelles impartisca lezioni sullo stato di diritto mentre le sue istituzioni “sembrano più una serie poliziesca che un’unione funzionante”.
Durissimo anche il commento di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che accusa l’Ue di far fluire “milioni di euro attraverso canali corrotti verso Kiev” e di sfruttare ogni crisi internazionale per trarne profitto, dalla pandemia di Covid alla guerra in Ucraina. Un attacco frontale che si inserisce nel clima teso dei rapporti tra Bruxelles e Mosca.
Un voto delicato all’orizzonte
Mentre la tempesta politica continua a montare, oggi il Parlamento europeo è chiamato a votare sull’immunità legata al caso Qatargate, un ulteriore tassello in una settimana che mette nuovamente sotto pressione la credibilità delle istituzioni europee.


