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“Fatti curare da uno bravo!”. Attacco shock alla Meloni: il big non si contiene

Pubblicato: 03/12/2025 09:40

La scena politica italiana vive da mesi un alternarsi di tensioni che non riguardano solo riforme, bilanci o provvedimenti amministrativi, ma si spingono sempre più nel territorio simbolico delle identità collettive. Università, cultura, scuola, città considerate “rosse” o “simboliche” vengono trasformate in terreni di scontro, amplificando ogni decisione e caricandola di significati politici che superano il merito della questione. In questo quadro, il confronto si accende rapidamente e ogni parola diventa un detonatore capace di accendere il dibattito pubblico.

Dentro questa dinamica, il ruolo dei leader politici si intreccia con quello delle istituzioni culturali, spesso chiamate in causa non per ciò che fanno, ma per ciò che rappresentano. Ed è in questo contesto che si inserisce la controversia che ha coinvolto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la Università di Bologna, vicenda diventata rapidamente un simbolo di uno scontro più ampio e carico di significati che vanno oltre la semplice organizzazione didattica di un corso.
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La polemica sul corso di Filosofia per l’Accademia di Modena

La discussione nasce dal mancato avvio di un corso di laurea triennale in Filosofia destinato agli allievi ufficiali dell’Accademia Militare di Modena. L’Università di Bologna, attraverso il Dipartimento competente, ha respinto la proposta citando motivazioni interne: mancanza di docenti, difficoltà organizzative e impossibilità di integrare un percorso riservato e parallelo all’offerta formativa aperta a tutti. Una decisione tecnica che, tuttavia, è diventata rapidamente terreno di scontro politico.

La presidente del Consiglio ha definito la scelta dell’Alma Mater un atto “incomprensibile e gravemente sbagliato”, denunciando la presenza di “barriere ideologiche” contro le Forze Armate e accusando l’ateneo di disattendere i “doveri costituzionali” legati all’autonomia universitaria. Alle sue parole si sono aggiunte le critiche dei ministri Piantedosi e Crosetto, trasformando la vicenda in un caso nazionale.

Le parole di Bersani e la difesa dell’Alma Mater

A replicare duramente è stato Pier Luigi Bersani, ospite a Otto e mezzo su La7, che ha messo in guardia la presidente del Consiglio: “Meloni non dovrebbe permettersi, perché va a toccare un tasto: l’Università di Bologna è la prima università europea e la più antica”. L’ex segretario del Pd ha difeso l’autonomia dell’Alma Mater, ricordando che l’ateneo deve poter valutare la sostenibilità delle proprie iniziative senza pressioni esterne.

Bersani ha interpretato le parole della premier non come una questione accademica, ma come l’ennesimo episodio di un clima politico dominato da un “ideologismo sfrenato”. Secondo l’ex ministro, la polemica nasce dal fatto che Bologna venga percepita dal governo come “la cittadella dei rossi”, e per questo diventi terreno privilegiato di uno scontro identitario.

La lettura politica dietro lo scontro istituzionale

Il ragionamento di Bersani si allarga a una serie di episodi che, a suo avviso, mostrerebbero un atteggiamento di confronto costante da parte del governo con realtà considerate simboliche: dagli eventi autorizzati nei pressi della stazione della strage di Bologna alle recenti tensioni con la città per decisioni del ministero dell’Interno. “Questi qui sono fatti in questo modo: dove gli sembra che ci siano i rossi, che sia uno sciopero di lavoratori, che siano le toghe rosse, che siano i consultori o i centri antiviolenza, perché li stanno sottofinanziando… oh! Fatevi curare da uno bravo”.

L’ex ministro denuncia una “faziosità che fa paura”, richiamando l’attenzione sui rischi di trasformare ogni scelta amministrativa in un atto ideologico. Una preoccupazione che, nelle sue parole, riguarda non solo il caso bolognese, ma un clima generale che avvolgerebbe l’intero dibattito pubblico.

Il paragone con l’Università di Palermo

Bersani chiude la sua analisi puntando lo sguardo altrove: “Perché la Meloni non dà un’occhiata all’Università di Palermo che l’altro giorno ha concesso crediti formativi agli studenti che seguissero il dibattito fra Carlo Calenda e l’onorevole Carolina Varchi di Fratelli d’Italia?”. Una domanda che, nelle intenzioni dell’ex segretario, vuole mettere in evidenza l’incoerenza di alcune critiche rivolte all’Alma Mater.

Nel cuore della polemica resta quindi un nodo politico più ampio: la tensione tra l’autonomia universitaria e il clima di contrapposizione ideologica che attraversa il Paese, una tensione che il caso della Facoltà di Filosofia ha reso evidente e che continua a far discutere il mondo accademico e quello politico.

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