
L’incontro inaspettato tra la giovane donna indicata come la figlia segreta di Vladimir Putin, Elizaveta Krivonogykh, nota anche come Luiza Rozova, e due giornalisti ucraini a Parigi ha innescato una vasta e complessa discussione mediatica e ha sollevato interrogativi sulla sfera personale dei leader mondiali e sulle conseguenze dei conflitti globali. La 22enne, che secondo diverse inchieste internazionali sarebbe nata da una presunta relazione tra Putin e l’ex addetta alle pulizie Svetlana Krivonogikh, si è trovata improvvisamente sotto i riflettori di una telecamera, costretta a confrontarsi, seppur indirettamente e con un notevole disagio, con l’enorme peso delle azioni politiche attribuite alla figura paterna.
La scena, ripresa in un video e diffusa rapidamente, è diventata un simbolo potente del modo in cui le vite private si scontrano con la brutalità della geopolitica e della guerra, in questo caso il conflitto in corso tra Russia e Ucraina. La sua presenza a Parigi, descritta come stabile e legata a collaborazioni con spazi artistici locali, contrasta nettamente con l’immagine di distruzione e sofferenza che i giornalisti le hanno posto davanti.
L’incursione dei reporter e la reazione spiazzata di Luiza Rozova
Il team televisivo di TSN ha intercettato Luiza Rozova nei pressi di un centro culturale nella capitale francese. La giovane, che prima del conflitto era solita mostrare una vita di lusso tra abiti costosi e jet privati, ha mostrato una reazione di forte timore e ha cercato in ogni modo di evitare di essere ripresa. Questa evidente resistenza alla telecamera e l’intento di sottrarsi all’attenzione pubblica riflettono un drastico cambiamento nella sua vita, iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina, che l’ha costretta a tentare di distanziarsi dall’ingombrante immagine del padre.
Nonostante il tentativo di fuga, e pur non avendo mai negato apertamente i legami familiari con il leader del Cremlino, è rimasta spiazzata e ha accettato, seppur con visibile disagio, un breve scambio di battute. La situazione l’ha colta di sorpresa, trasformando un’uscita quotidiana in un momento di confronto pubblico non richiesto e altamente emotivo. La sua risposta iniziale, “Cosa ci faccio qui?”, di fronte alle domande sulla posizione politica del padre, ha sottolineato la sua estraneità o, quantomeno, la sua riluttanza a schierarsi pubblicamente su un tema di tale portata.
La richiesta diretta e l’impossibilità di aiutare
L’intervista improvvisata è stata tesa e carica di significato fin dai primi momenti. Il giornalista ha voluto mettere in luce il dramma del popolo ucraino, specificando come milioni di civili siano costretti a vivere senza elettricità e sotto i continui bombardamenti. È stato solo dopo questa dolorosa osservazione che la giovane ha accettato, a fatica, di proseguire il dialogo. Il culmine della provocazione giornalistica è arrivato con la richiesta diretta e quasi beffarda: “Lo sostieni? Puoi almeno contattarlo e dirgli: ‘Papà, smetti di bombardare Kiev’“. Questa frase, divenuta il titolo della notizia, è il fulcro dell’interazione, un tentativo di umanizzare la richiesta di pace attraverso un legame familiare che, anche se non confermato ufficialmente, è ampiamente riconosciuto.
La replica di Luiza Rozova, un semplice e sbrigativo “Certo,” è stata un tentativo palese di chiudere il confronto, ma è stata immediatamente seguita dalla replica ironica del reporter, che ha suggerito che a Kiev la giovane sarebbe stata più utile come “difesa aerea” di un sistema Patriot, un riferimento sarcastico alla sua presenza a Parigi mentre la guerra infuria. La sua risposta finale, “Purtroppo non posso aiutarvi. Mi dispiace davvero,” esprime una sostanziale impotenza di fronte a un conflitto che è molto più grande di lei, pur essendo lei stessa, in un certo senso, una delle sue vittime collaterali.
Dalla vita di lusso alla distruzione personale
Nata nel 2003 a San Pietroburgo, la vita di Elizaveta Krivonogykh ha subito una trasformazione radicale con l’inizio delle ostilità in Ucraina. Se prima il suo profilo era associato a un’esistenza di sfarzo e privilegi, ora la sua priorità sembra essere quella di allontanarsi e dissociarsi dall’immagine paterna, cercando al contempo di condurre una vita normale. Il suo percorso di studi, culminato con una laurea alla ICART School of Cultural and Art Management, e il suo impegno nell’organizzazione di mostre e nella produzione di contenuti video, dimostrano un tentativo di costruire una propria identità slegata dalle speculazioni politiche. Un particolare struggente emerge dai suoi messaggi in una chat Telegram, dove la scorsa estate aveva scritto: “La mia vita è rovinata“, pur senza nominare esplicitamente il leader russo. In quel contesto, aveva espresso la sua forma di protesta e di affermazione di sé: “L’unico modo che ho di protestare, l’unico modo che ho per dimostrare chi sono io, è mostrare a tutti la mia faccia. La mia impronta unica, la prova della mia realtà. Questo è ciò che mi ricorda ogni giorno per chi sono nata e per chi è stata rovinata la mia vita. L’uomo che ha preso milioni di vite e distrutto la mia“. Queste parole, cariche di rancore e dolore, rivelano una donna che si sente vittima della propria discendenza e che vede la sua vita personale infranta dal conflitto scatenato dall’uomo che lei ritiene il responsabile della sua rovina, oltre che di quella nazionale. Il suo caso solleva questioni etiche sul diritto alla riservatezza dei familiari dei politici, soprattutto in contesti di guerra, e sull’inevitabile esposizione mediatica che ne consegue.


