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Putin non vuole fare prigionieri e ora anche Trump è nell’angolo

Pubblicato: 04/12/2025 08:16
russia-ucraina putin

Russia-Ucraina, che la strada verso la fine del conflitto fosse lunga e tortuosa lo sapevamo. Come sapevamo che i protagonismi e i trionfalismi di Trump nascondevano uno stato delle trattative ben diverso dalla realtà dipinta dall’inquilino della Casa Bianca. E del resto sapevamo che della posizione di debolezza di Zelensky, fin da quel primo incontro con il presidente USA, quello del “perché non indossi un abito?”. E della forza di Putin, fin dal vertice di Anchorage tra apparenze e realtà di fatto. E vendiamo dunque ai 28 punti di Trump e alle trattative per la pace che non decollano.
Come detto, il piano è già stato in parte rivisto perché all’Europa (e all’Ucraina) non piace e non potrebbe essere diversamente: è una resa incondizionata che non corrisponde realmente a quello che sta accadendo sul campo. Sgombriamo il campo da equivoci: l’Ucraina sta effettivamente perdendo la guerra, ma non nel modo schiacciante che vorrebbe far credere Putin. Detto questo, se il fermo immagine è quello di oggi, è chiaro che non può essere Kiev ad imporre condizioni: non è nella posizione di poterlo fare e questo per essere onesti l’aveva ricordato brutalmente Trump a Zelensky nel famoso “incontro dell’abito” alla Casa Bianca.
Quindi gli sviluppi degli ultimi giorni e gli incontri tra delegazione americana e russi: nei fatti, per Putin non c’è spazio per compromessi significativi. La pace — per come l’hanno disegnata gli Stati Uniti e in parte rimodellata dall’Europa — non è considerata congrua con gli obiettivi strategici di Mosca.

Russia-Ucraina, che cosa prevedeva il piano di pace USA in 28 punti

Il piano elaborato dall’amministrazione Trump prevedeva, tra gli altri elementi:

  • il riconoscimento della sovranità formale dell’Ucraina, ma con pesanti restrizioni sul suo assetto difensivo e sulla sua libertà decisionale: tra queste, l’impegno — anche costituzionale — a non aderire mai alla NATO, e l’obbligo di limitare le forze armate ucraine a 600.000 effettivi.
  • in cambio di queste concessioni, un accordo globale di non aggressione tra Russia, Ucraina e Stati europei, con garanzie di sicurezza assicurate dagli Stati Uniti.
  • la non espansione della NATO, il ritiro di truppe straniere dall’Ucraina in tempo di pace, una dismissione della militarizzazione ucraina e la rinuncia a futura adesione all’Alleanza.

Nella versione rivista proposta da alcuni stati europei durante i negoziati a Ginevra, però, sono state avanzate modifiche: tra queste l’ipotesi di aumentare fino a 800.000 gli effettivi dell’esercito ucraino e lasciare aperta la possibilità di adesione alla NATO in futuro, rendendo il piano molto meno restrittivo e più favorevole a Kiev.

La posizione di Europa e Kiev: un’alternativa più bilanciata

Per molti paesi europei, l’originale piano a 28 punti era inaccettabile perché, pur riconoscendo formalmente la sovranità dell’Ucraina, ne comprometteva fortemente la capacità difensiva e la futura autonomia strategica.
La versione rivista intende infatti assicurare garanzie di sicurezza durevoli — ispirate al principio dell’articolo 5 della NATO — e lasciare realisticamente aperta la prospettiva di alleanze future, nonché la possibilità di un esercito ucraino consistente.
In altre parole: l’Europa, pur desiderosa di porre fine alla guerra, cerca una soluzione che non trasformi l’Ucraina in un protettorato debole e vulnerabile, ma in uno Stato in grado di difendersi da future aggressioni.

Perché Putin ha scelto lo stallo (e cosa significa)

La mossa di Putin va letta come una scelta calcolata: accettare solo parti selezionate del piano Usa, respingendo quelle che mettono a rischio gli obiettivi territoriali e strategici di Mosca.
Il rifiuto di una vera offerta di pace — o di una pace alle sue condizioni — suggerisce che la Russia punta a ottenere più di quanto il piano prevedeva, in particolare sul controllo del Donbass e su garanzie che possano consolidare la sua influenza in Ucraina.
In questo quadro, la dichiarazione di Putin che invita gli Stati Uniti e l’Europa a “fare una scelta” tra pace o guerra assume il tono di un avvertimento: la pace proposta da Washington & Co. non gli sembra accettabile, ma non lo è neanche l’abbandono delle sue ambizioni.

Trump ora è nell’angolo, l’Europa tenta una reazione e la pace Russia-Ucraina si allontana

Lo scenario che ne esce in queste ore è quello di un presidente americano costretto all’angolo dal suo nemico-amico: convinto di poter ottenere un sì di Putin, Trump non appare in grado di mediare realmente con l’Europa sul piano di pace e tantomeno con Zelensky con cui i rapporti non so mai stati buoni.
D’altro canto l’Europa è in difficoltà e se appare evidente il tentativo di Putin di “separare” Washington e Bruxelles, dall’altro appare in modo molto più evidente la debolezza del vecchio continente nell’affermare le proprie posizioni sulla pace Russia-Ucraina. Anche se Rutte, segretario generale della NATO, afferma che l’alleanza atlantica è “pronta a fare tutto il necessario” per proteggere l’Europa, sa benissimo che Trump non inasprirà i toni con Mosca e non farà alcuna mossa che possa essere interpretata come ostile dal Cremlino. Una posizione, quella dell’Europa, debole “meccanicamente”, stretta nella morsa tra Mosca e Washington.
In questo contesto, una vera e duratura pace appare ancora lontana. L’impressione è che il negoziato, anche se formalmente avviato, serva per guadagnare tempo. E mentre le trattative proseguono, il conflitto resta aperto, con tutte le sue conseguenze tragiche per l’Ucraina e la stabilità europea


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