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Schlein chiama, Conte non risponde: gelo totale nel Campo largo: è rottura

Pubblicato: 06/12/2025 08:35

Il panorama politico italiano è nuovamente attraversato da tensioni significative che mettono in discussione la stabilità e la direzione del cosiddetto “Campo largo”, l’alleanza tra le principali forze di opposizione, Partito Democratico (Pd) e Movimento 5 Stelle (M5S). Il recente gelo tra i rispettivi leader, Elly Schlein e Giuseppe Conte, non è solo un intoppo comunicativo, ma un sintomo profondo di una competizione sotterranea per la leadership della coalizione anti-governativa.

La mancata risposta al telefono

L’episodio che ha emblematicamente rivelato la distanza attuale è la mancata comunicazione telefonica. Alla domanda innocente di alcuni parlamentari in Transatlantico su un recente contatto con Conte, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha risposto con una sincerità disarmante: “No caro, ho provato a chiamarlo diverse volte ma non mi risponde…”. Questo dettaglio, apparentemente banale, è stato letto come un segnale illuminante di una profonda crisi di linea all’interno del Campo largo, dove i cellulari dei due principali attori politici sembrano non “prendere bene”. Questa situazione è stata la conclusione amara di una settimana ricca di scintille e malintesi tra la leader dem e l’ex Presidente del Consiglio.

Il nodo Atreju e la trappola politica

La miccia è stata innescata dalla vicenda di Atreju, la tradizionale festa giovanile di Fratelli d’Italia (FdI). Inizialmente, Schlein aveva accettato l’invito, ma solo a condizione di un confronto “bilaterale” con la Premier, Giorgia Meloni. La situazione è rapidamente degenerata quando Conte è stato anch’esso sondato da FdI per una partecipazione. Con una mossa percepita come politicamente astuta, Meloni ha deciso di invitare entrambi i leader dell’opposizione per un confronto a tre. Di fronte a questa prospettiva, la segretaria del Pd ha scelto di sfilarsi, mentre il leader del M5S ha deciso di confermare la sua presenza, facendo saltare l’intero confronto. Il giorno successivo, Rocco Casalino, storico ex portavoce del M5S, ha pubblicamente attaccato Schlein tramite un post su Facebook, sostenendo che avesse “sbagliato” a non accettare il dibattito a tre. Un attacco che, nonostante le smentite del Nazareno, è stato letto e inoltrato alla segretaria, acuendo ulteriormente le ferite.

Una leadership contesa e i programmi paralleli

L’affaire Atreju è servito da epifania per tutti i mali che affliggono il Campo largo. La radice del problema risiede nel fatto che Giuseppe Conte non riconosce a Elly Schlein, pur guidando il partito più grande dell’opposizione, la guida incontrastata della coalizione per le prossime elezioni politiche, quelle decisive per la corsa a Palazzo Chigi. Conte, che ha ancora vivi ricordi e forti ambizioni legati al ruolo ricoperto durante il periodo Covid, ha promesso a sé stesso di ritornare alla guida del Paese. In questo contesto di competizione, il M5S ha lanciato Nova 2.0, un nuovo “cantiere condiviso” per la stesura del programma politico, che coinvolge la rete e i territori. Il Partito Democratico, a sua volta, non è rimasto inerte. Riunita a Montepulciano con le tre aree del Correntone che la sostengono, Schlein ha annunciato che il Pd è pronto a essere il “perno dell’alleanza”. Ha inoltre chiarito la sua disponibilità in caso di primarie di coalizione, affermando di essere l’unica candidata del Pd. Questa dichiarazione è stata interpretata da Conte come l’ennesima “fuga in avanti”, poiché a suo avviso, la priorità deve essere la stesura di un programma condiviso prima di definire chi dovrà essere il principale sfidante di Meloni.

Il gelo sul referendum e l’assenza di coordinamento

Le posizioni dei due partiti procedono su due binari paralleli che, al momento, sembrano destinati a non incontrarsi. Questa mancanza di unità non si manifesta solo sulla leadership, ma anche su temi specifici come il referendum sulla giustizia. Attualmente, le forze di opposizione non hanno un coordinamento unico e ogni partito sta operando per conto proprio, una frammentazione che è vista con favore dal Ministro Carlo Nordio e dal fronte del sì. Anche a livello di comunicazione quotidiana, l’atmosfera è di grande gelo: gli staff del M5S e del Pd non comunicano, e lo scambio di accuse reciproche avviene per vie traverse, spesso fatte trapelare sui giornali. La retorica del Pd, basata sul concetto di essere “testardamente unitari”, appare ai più come una frase fatta, priva di sostanza concreta in un clima di così evidente disarmonia.

Persino figure votate alla mediazione e molto ascoltate da Conte, come Goffredo Bettini, non riescono a ricucire lo strappo. Sembra essere trascorsa un’eternità da quando Schlein e Conte esultavano insieme in Campania per la vittoria di Roberto Fico il 24 novembre. Si può affermare con certezza che tra Elly e Giuseppe il “feeling” politico non è mai veramente sbocciato. Alcuni osservatori interni al M5S ricordano che, a loro avviso, il miglior segretario del Pd è stato Nicola Zingaretti. Le ragioni di questa distanza sono state individuate in una combinazione di fattori, inclusa la differenza generazionale (li dividono 21 anni) e una diversità “antropologica” nelle loro visioni politiche e approcci comunicativi. Nonostante il gelo, si auspica che i due leader torneranno presto a parlarsi, poiché in politica, come nella famosa canzone di Dalla, nessuno si può permettere di dire all’altro “telefonami fra venti anni” se si vuole costruire un’alternativa di governo credibile e unita.

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