
La vicenda personale di un noto cronista sportivo di Sky, la cui voce è legata indissolubilmente al mondo della Formula 1, è emersa recentemente. L’uomo ha scelto di condividere la sua lotta contro una neoplasia al pancreas. La scoperta della patologia è avvenuta in modo fortuito lo scorso 18 giugno, grazie a un controllo medico occasionale. Il giornalista, cinquantatreenne, si è definito “paziente privilegiato” per la tempestività della diagnosi, un epilogo purtroppo negato alla sorella, che cinque anni fa aveva perso la vita a causa dello stesso male. Il suo percorso terapeutico è già avanzato: ha completato dieci cicli di chemioterapia, con un’unica sessione residua prima di sottoporsi all’intervento chirurgico, previsto per l’inizio del 2026.
Carlo Vanzini, l’opportunità colta
Il protagonista di questa storia è Carlo Vanzini. Egli ha attribuito la sua fortuna al fatto di non aver ignorato un’opportunità inaspettata. Il tumore è stato rilevato non per la comparsa di sintomi, ma grazie a un evento fortuito: un post del collega Davide Camicioli riguardante un check-up al centro Formula Medicine con il dottor Riccardo Ceccarelli. Vanzini, che aveva intenzione di saltare i controlli annuali, ha colto l’occasione dopo essere stato coinvolto per un’ispezione medica il mercoledì successivo. Questa catena di coincidenze ha avuto un valore salvifico.
L’accertamento iniziale, un’ecografia addominale, ha subito rivelato la presenza di una lesione. Il tecnico ecografista ha trasmesso la notizia con urgenza: “Dobbiamo discutere, c’è un’anomalia“, ma ha anche instillato speranza, affermando: “È curabile, ma bisogna agire in fretta“. Vanzini ha subito contattato la moglie, la giornalista Cristina Fantoni, la quale, nonostante lo sconcerto, si è adoperata per prenotare una TAC e una consultazione chirurgica a Verona. Il medico, con un semplice schizzo illustrativo su carta, ha delineato la procedura chirurgica post-chemioterapia. Questo gesto di chiarezza ha portato sollievo al giornalista: “Sapere che l’operazione fosse un’opzione mi ha fornito un barlume di speranza“.
La terapia è stata avviata presso il San Raffaele di Milano sotto la guida del professor Stefano Crippa. La fiducia di Vanzini è stata rafforzata dalla conferma del protocollo terapeutico, che il professore ha ribadito con lo stesso “schizzo” esplicativo, garantendo la correttezza della strategia. La decisione di informare i figli è stata presa a fine luglio, al rientro da una breve vacanza. La moglie, Cristina, è stata la colonna portante della famiglia, gestendo la comunicazione con i ragazzi. Vanzini ha chiesto ai familiari di mantenere la normalità, di non trattarlo da infermo, poiché la sua unica necessità era quella di continuare a vivere il quotidiano.
La paura ha toccato Carlo Vanzini quando è stata menzionata la radioterapia come alternativa, mettendo in discussione l’intervento chirurgico. Tuttavia, egli ha evitato domande sul perché proprio a lui, ritenendole un dispendio di energie necessarie per la guarigione. La scelta di parlare apertamente della sua condizione è stata dettata dai cambiamenti fisici evidenti dovuti alle cure: il gonfiore causato dal cortisone, la calvizie e la perdita della barba. Questi aspetti avevano generato speculazioni sui social, portandolo in tendenza su X. Molti amici avevano creduto a un semplice cambio di look, ma i figli erano stati bersaglio di domande. Su richiesta del figlio maggiore, Vanzini ha divulgato la verità. Il suo team della F1 è stato informato durante il trasferimento per il Gran Premio d’Olanda: si è tolto il cappellino e ha dato l’annuncio “senza preamboli“, ricevendo un sostegno totale.
Tumore al pancreas, sintomi e fattori di rischio
La patologia che ha colpito Carlo Vanzini è una delle più temute in oncologia, spesso definita tra i “big killer“. Si tratta di un tumore la cui diagnosi è spesso tardiva, poiché non presenta sintomi specifici nelle fasi iniziali. Per questo motivo, solo una piccola percentuale dei casi (circa il 7%) viene scoperta quando è ancora circoscritta. L’adenocarcinoma del pancreas, la forma più comune, ha una prognosi purtroppo sfavorevole, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni che si attesta intorno all’8%. In Italia, secondo i dati Aiom, nel 2023 sono stati diagnosticati oltre 14 mila nuovi casi.
Il pancreas, un organo situato tra lo stomaco e la colonna vertebrale, svolge funzioni cruciali sia nella digestione (funzione esocrina) sia nella regolazione degli zuccheri nel sangue tramite l’insulina (funzione endocrina). Un sintomo iniziale della neoplasia può essere l’insorgenza improvvisa di diabete senza precedenti familiari. Altri segnali includono l’ittero (colorazione gialla di pelle e occhi) dovuto all’accumulo di bilirubina, accompagnato da urine scure e feci chiare. Quando la massa comprime le terminazioni nervose, può manifestarsi dolore tra la parte superiore dell’addome e la schiena. Anche nausea, perdita di appetito e calo ponderale sono comuni. Tra i fattori che aumentano la possibilità di sviluppare questo cancro, il fumo di sigaretta è un elemento critico, potendo triplicare il rischio. Contribuiscono anche uno stile di vita sedentario, l’obesità, una dieta ricca di grassi saturi e l’età avanzata, in particolare dopo i 60 anni. Esiste anche una correlazione con la familiarità e con alcune mutazioni genetiche, come quella del gene BRCA2, e la presenza di pancreatiti croniche.
La gestione del tumore al pancreas richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato, che può includere chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie palliative. L’asportazione chirurgica è possibile solo in una minoranza di pazienti (circa il 20-30% dei casi). È fondamentale, in ogni caso, un trattamento integrato. La ricerca sta compiendo passi avanti significativi, come dimostrato dai recenti studi su un vaccino a RNA mirato a prevenire le recidive del tumore dopo l’intervento chirurgico, testato in una fase iniziale di sperimentazione.


