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Delrio fa esplodere il Pd, il ddl sull’antisemitismo spacca il partito. Scontro totale con Schlein

Pubblicato: 06/12/2025 12:32

Il Partito Democratico è attualmente scosso da una profonda crisi interna, alimentata da un intenso dibattito sull’antisemitismo e sulle posizioni del partito nel conflitto Israele-Palestina. La scintilla che ha innescato questa “esplosione” è stata la presentazione di un disegno di legge (ddl) da parte di Graziano Delrio e un gruppo di senatori della minoranza dem, mirato a introdurre misure specifiche per contrastare l’odio antiebraico.

Questo progetto non solo ha suscitato reazioni veementi all’esterno del partito – con il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, che lo ha definito “sconcertante” – ma è stato largamente interpretato all’interno come un attacco politico diretto alla segretaria Elly Schlein, o quantomeno come un manifesto critico nei confronti di chi, come Cecilia Strada, è stato associato a posizioni ritenute troppo sbilanciate a favore della causa palestinese o vicine all’attivismo di Roberto Saviano o Annalisa Camiolo. La frattura nel PD appare oggi più che mai netta, dividendo il fronte tra i filo-israeliani che appoggiano l’iniziativa di Delrio e i sostenitori pro-palestinesi che la vedono come un tentativo di silenziare il dibattito o come una mossa divisiva di fronda interna.

La difesa e l’accusa di “deriva filopalestinese”

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, l’ex ministro e figura di spicco del PD, Graziano Delrio, si è detto incredulo e vivamente preoccupato per quella che definisce una “deriva filopalestinese” all’interno del suo partito. Ha respinto categoricamente l’interpretazione del ddl come una manovra di politica interna o un’azione ostile alla leadership di Schlein, definendola una “bugia che si sta cercando di far passare“. Delrio ha chiarito che l’iniziativa parlamentare è maturata da una discussione avviata due mesi prima all’interno del gruppo e risponde a un’esigenza sentita e sollevata dalla società civile, da professori universitari e da giovani ebrei preoccupati per il “clima irrespirabile” che si è venuto a creare. Per Delrio, la lotta all’antisemitismo non è una questione che riguarda solo gli ebrei, ma è un presidio fondamentale per la “qualità della democrazia” italiana. Ha inoltre evidenziato che, in un contesto in cui proposte simili stavano emergendo anche dalla destra, il Partito Democratico non poteva permettersi di mancare all’appello su un tema di tale importanza etica e civile, dimostrando così la sua sensibilità e proattività.

Il rifiuto dell’abiura e l’appello all’unità parlamentare

La reazione del Nazareno, sede nazionale del Partito Democratico, è stata la richiesta esplicita a Delrio di ritirare il disegno di legge, un’azione che l’ex ministro ha fermamente respinto. Delrio ha rispedito al mittente questa richiesta, affermando con forza: “Non si possono chiedere abiure“. Ha sottolineato l’impossibilità di negare l’evidenza dell’attuale ondata di antisemitismo che sta attraversando l’Europa e il mondo, un fenomeno di fronte al quale “chiudere gli occhi” sarebbe un atto di grave irresponsabilità politica e morale. Ha rimarcato che su questioni fondamentali come i “diritti delle persone” non possono e non devono essere fatti calcoli di partito o strategie politiche di corto respiro. Delrio ha poi tentato di abbassare i toni della polemica interna, invitando i suoi colleghi a lavorare in modo unitario in Parlamento, chiedendo in modo diretto: “Si vuole o no prendere un’iniziativa contro l’antisemitismo?“. Nonostante la sua tenacia, Delrio ha dovuto riconoscere con dispiacere che alcuni dei senatori che avevano inizialmente firmato il ddl hanno deciso di fare marcia indietro, come nel caso del senatore Antonio Nicita, pur scegliendo di non alimentare ulteriori polemiche su questi ripensamenti.

L’importanza del dibattito e il contesto politico

La controversia sollevata dal ddl di Delrio si inserisce in un contesto politico più ampio e teso, caratterizzato da un’accesa dialettica interna al PD sulle sue linee guida programmatiche e identitarie. Le voci critiche contro Delrio e i suoi cofirmatari, spesso vicine alla linea politica di Elly Schlein, interpretano l’azione come un tentativo di riequilibrare a destra l’asse del partito o come una pressione per allontanare il PD dalle posizioni più sinistrorse o pacifiste critiche verso la politica del governo israeliano. Le precedenti uscite di Delrio, come quelle che lo vedevano bacchettare il PD sulla necessità di affrontare temi come la sicurezza, l’immigrazione e la famiglia, e le sue parole di elogio per la premier Giorgia Meloni in contrapposizione a Elly Schlein, hanno contribuito a consolidare l’immagine di un esponente della minoranza intenzionato a marcare una forte discontinuità con l’attuale gestione del partito. Il dibattito ha richiamato l’attenzione anche di figure storiche della sinistra, come l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che in un’altra occasione ha sostenuto posizioni critiche verso Israele. In definitiva, il ddl sull’antisemitismo ha agito come un catalizzatore che ha portato in superficie tutte le contraddizioni e le spaccature ideologiche latenti all’interno del Partito Democratico.

Reazioni e conseguenze nel partito

La bufera scatenata dal ddl di Delrio ha messo in difficoltà la segreteria e ha aperto una ferita che rischia di lasciare segni duraturi. Il partito si trova ora a dover gestire una crisi d’immagine che lo vede diviso su un tema etico cruciale. Il tentativo del Nazareno di imporre il ritiro del testo riflette la preoccupazione che l’iniziativa possa essere usata dagli avversari politici per descrivere il PD come ambiguo o debole nella lotta all’antisemitismo, o come eccessivamente influenzato da componenti più radicali o filo-palestinesi. L’episodio sottolinea la difficoltà per il PD di trovare una sintesi unitaria tra le sue diverse anime, un problema che va oltre la singola questione dell’antisemitismo e che riguarda la sua collocazione strategica nel panorama politico italiano e la sua vocazione internazionale. La determinazione di Delrio di non ritirare il ddl e di non accettare “abiure” trasforma la questione da un semplice atto legislativo a un vero e proprio scontro di principio e di leadership interno al Partito Democratico.

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