Era sulla strada del ritorno, dopo giorni passati a raccogliere testimonianze e immagini nella regione di La Libertad, quando uomini armati hanno fermato l’auto e aperto il fuoco. Fernando Nuñez, reporter dell’emittente online Kamila TV, non ha avuto il tempo di reagire: è morto sul colpo, mentre suo fratello, che viaggiava con lui, lotta tra la vita e la morte. A denunciarlo è stata l’Associazione Nazionale dei Giornalisti (Anp), parlando di un nuovo attacco alla libertà di stampa in un’area già segnata da una spirale di violenza continua.
Negli ultimi mesi il distretto di Guadalupe, dove è avvenuto l’agguato, è diventato uno dei luoghi più pericolosi del Paese. Solo tra gennaio e ottobre sono stati registrati 236 omicidi, un numero che racconta meglio di qualunque analisi il livello di aggressione che colpisce quotidianamente la popolazione e chi prova a raccontarne le dinamiche. In un contesto così instabile, i giornalisti che operano sul campo sono sempre più esposti e spesso privi di reali protezioni.
L’escalation di violenza contro chi documenta il territorio assume ora un significato ancora più grave. Nuñez è il terzo reporter assassinato in Perù dall’inizio dell’anno, un bilancio che preoccupa profondamente le organizzazioni per la libertà di stampa e segnala l’incapacità delle istituzioni di garantire sicurezza a chi svolge un lavoro essenziale per l’informazione pubblica. Secondo la Anp, l’agguato rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme su un clima in cui criminalità organizzata e intimidazioni stanno condizionando pesantemente l’attività giornalistica.
Le indagini proseguono, ma al momento non è chiaro se il gruppo armato che ha agito avesse un obiettivo specifico o se Fernando Nuñez sia stato colpito nell’ambito di un’azione criminale indiscriminata. Resta il fatto che, in una regione già destabilizzata, ogni nuovo omicidio accresce il timore di una progressiva normalizzazione della violenza, mentre il mondo del giornalismo peruviano si ritrova ancora una volta a piangere uno dei suoi membri.
