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Migranti, l’Europa cambia tutto: è Giorgia Meloni brinda!

Pubblicato: 08/12/2025 11:59

Il nuovo regolamento europeo sui rimpatri cambia la gestione dei flussi migratori e rimodella il dibattito politico tra gli Stati membri. L’intesa raggiunta questa mattina a Bruxelles dal Consiglio Ue degli Affari interni segna un passaggio che l’Italia aspettava da mesi: una base giuridica chiara per applicare procedure accelerate ai richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati sicuri e la possibilità di esaminare le domande direttamente in un Paese terzo. Un tassello che, nelle intenzioni del governo, può finalmente portare allo sblocco dell’hub in Albania, rimasto fermo nell’attesa di una cornice normativa condivisa. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, presente al Consiglio, ha definito l’accordo un passo essenziale per proporre al Cdm il disegno di legge che recepisce le nuove regole europee, ritenute decisive per affrontare una pressione migratoria tornata sopra soglia negli ultimi mesi.

Nuove regole sui Paesi sicuri

La lista dei Paesi sicuri definita dall’Ue include Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia, cioè alcune delle principali aree di provenienza dei migranti che raggiungono le coste italiane. Per chi arriva da questi Stati saranno applicate procedure più rapide, spesso orientate al respingimento della domanda di asilo, oppure l’invio dell’istanza in un Paese terzo ritenuto sicuro, anche se extra Ue, nel quale la persona è transitata. Il criterio resta quello statistico: un Paese è considerato sicuro se la percentuale di riconoscimento della protezione internazionale non supera il 20%. E gli Stati membri potranno dichiarare inammissibile la richiesta di chi avrebbe potuto trovare protezione in un altro Paese ritenuto affidabile. La norma non si applica ai minori non accompagnati, per i quali resta esclusa ogni valutazione in base al transito o agli accordi.

Hub nei Paesi terzi verso la fase operativa

Con l’intesa sui rimpatri l’Ue apre la strada ai cosiddetti return hub, strutture fuori dai confini europei dove trasferire le procedure per chi non ha diritto alla protezione. È lo scenario che interessa direttamente l’Italia, impegnata con l’Albania nella costruzione dei centri di accoglienza destinati alla fase di identificazione e pre-rimpatrio. Una soluzione considerata “innovativa” dal commissario europeo Magnus Brunner, convinto che più Stati possano muoversi insieme su questo fronte. Nelle ultime settimane Paesi come i Paesi Bassi e la Germania hanno avviato propri negoziati con governi extra Ue, confermando che il modello dei Paesi terzi non è più un’eccezione ma una delle possibili direzioni della politica migratoria europea. Per l’Italia, il via libera ottenuto oggi rappresenta la base giuridica che mancava per far partire davvero il progetto albanese.

La partita della solidarietà europea

Sul tavolo resta invece il nodo delle quote di solidarietà, il meccanismo con cui gli Stati membri dovrebbero aiutare Paesi come l’Italia nella gestione degli arrivi. La Commissione ha presentato una proposta aggiornata, ma le divisioni restano. La Finlandia, ad esempio, ha già fatto sapere di essere disponibile solo a contributi economici, non a ricollocamenti. Altri governi continuano a chiedere scelte flessibili sul tipo di sostegno, rallentando il percorso verso un’intesa complessiva. Il commissario Brunner si è detto comunque ottimista su un accordo, definendolo indispensabile per completare il patto migrazione. Senza un’intesa sulla solidarietà, infatti, le nuove norme sui Paesi sicuri e sui rimpatri rischierebbero di non produrre gli effetti sperati, soprattutto per gli Stati di frontiera che continuano a sostenere la parte maggiore degli arrivi.

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