
Il ritrovamento di Tatiana Tramacere, avvenuto nella casa dell’amico Dragos Ioan Gheormescu a Nardò dopo undici giorni di silenzio, avrebbe dovuto segnare la fine dell’angoscia. Invece ha aperto un nuovo fronte: quello dell’odio social. La giovane, che da quel momento non ha mai parlato pubblicamente, segue da casa ciò che viene detto su giornali e telegiornali, evitando però i commenti che rimbalzano sulle piattaforme digitali. E per una ragione precisa: la tempesta verbale che si è abbattuta su di lei.
Dalle ricerche all’attacco: il ribaltamento dell’opinione pubblica
La procura di Lecce non sembra intenzionata a ipotizzare alcun reato. L’allontanamento appare — al momento — volontario, e per questo non sussistono responsabilità penali. Ma mentre le forze dell’ordine chiudono il fascicolo, sui social si è aperto un processo parallelo, feroce e senza regole.
Quella stessa comunità che per giorni si era mobilitata, condividendo appelli e speranze, ora riversa sulla ragazza un fiume di accuse. C’è chi parla di “scandalo”, chi invoca punizioni economiche per le ricerche, chi la colpevolizza per aver tenuto in apprensione un territorio intero. A dare ulteriore slancio al dibattito era stata anche Roberta Bruzzone, che aveva sollevato l’ipotesi di farle pagare le operazioni di soccorso.
Il risultato è un clima tossico, dove il sollievo iniziale per il ritrovamento è stato sostituito da un giudizio sommario.
Il cugino Lorenzo: “Molti avrebbero preferito un finale tragico”
Di fronte alla valanga di odio, il cugino Lorenzo ha deciso di intervenire con un lungo post su Facebook. Parole dure, che chiamano in causa direttamente l’atteggiamento dell’opinione pubblica:
«Lasciatemi essere brutalmente sincero: molti di voi avrebbero preferito un finale peggiore. Una morte, un colpo di scena, qualcosa da raccontare. Perché l’odio ha bisogno di tragedie nuove da divorare. Ma Tatiana è viva. E questo dovrebbe bastare»
Lorenzo accusa apertamente chi, negli ultimi giorni, ha trasformato la vicenda in un palcoscenico di indignazione permanente. Per il cugino, ciò che conta non è alimentare sospetti o polemiche, ma capire cosa abbia spinto Tatiana ad allontanarsi, quale disagio o sofferenza si nasconda dietro quel gesto.
«Se davvero tutto ciò è stato frutto della sua volontà, dobbiamo chiederci perché. Quale dolore l’ha spinta a isolarsi così. Prima viene la sua salute, la sua verità»
Il peso delle parole e il rischio del “punto di non ritorno”
Nel suo messaggio, Lorenzo insiste su un concetto chiave: la fragilità. Tatiana, spiega, è ancora scossa, silenziosa, chiusa nella sua stanza. Sta leggendo quanto viene scritto e questo, inevitabilmente, la ferisce.
«Tatiana è una ragazza fragile, giovane, confusa. E anche se l’allontanamento fosse stato volontario, merita comunque rispetto»
Il cugino mette poi in guardia da un rischio concreto: l’impatto devastante che la violenza online può avere su una persona già provata.
«Le parole possono spezzare. Una ragazza sommersa dall’odio può cadere in un buco nero da cui è difficilissimo uscire. E quando qualcuno smette di reggere il giudizio collettivo, sappiamo bene qual è il rischio»
Un monito che richiama alla responsabilità: dietro il clamore mediatico, esiste una giovane donna che sta cercando di rimettere insieme i pezzi.
L’ipotesi di una denuncia contro Dragos e i dubbi ancora aperti
Secondo alcune fonti, la famiglia di Tatiana starebbe valutando la possibilità di presentare una denuncia contro Dragos Ioan Gheormescu, il 30enne nella cui abitazione la giovane è rimasta per undici giorni. Tatiana ha dichiarato ai carabinieri di essersi recata lì volontariamente, escludendo qualsiasi forma di sequestro, ma il suo ritrovamento — rannicchiata dentro un armadio, denutrita e incapace di reggersi in piedi — ha alimentato interrogativi nella famiglia. «Ci siamo chiesti se fosse stata maltrattata», ha ammesso il padre Rino Tramacere, pur senza accusare apertamente nessuno. Dragos, che nel frattempo ha cambiato avvocato, si è difeso pubblicamente parlando di un “forte sentimento reciproco” e di aver voluto “tutelare Tatiana nelle sue scelte personali di cambiare vita”. Domani il suo nuovo legale sarà in procura per verificare eventuali sviluppi sulla vicenda.
Oltre la polemica, la necessità di capire
La famiglia non accusa nessuno, non punta il dito. Chiede solo rispetto e tempo. Soprattutto, chiede di mettere al centro non la curiosità del pubblico, ma le condizioni psicologiche e umane di Tatiana.
Mentre il rumore social continua, la ragazza resta a casa, protetta dai suoi cari. E una domanda, più di tutte, resta sospesa: cosa c’era dietro quel silenzio di undici giorni? Una risposta che, quando sarà pronta, potrà darla solo lei.


