
Una scena ripetuta troppe volte negli anni, ma questa volta qualcosa è cambiato. Quando ha visto la madre venire nuovamente aggredita, la figlia minorenne ha trovato il coraggio di prendere il telefono e chiedere aiuto. È stata proprio la sua chiamata al 112 a permettere ai carabinieri di intervenire e porre fine a un incubo durato 15 anni. L’uomo arrestato è un 49enne di Crispiano, in provincia di Taranto, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravatenei confronti della compagna.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo, con problemi di tossicodipendenza, avrebbe esercitato un controllo violento e continuo sin dall’inizio della convivenza, nel lontano 2010. Insulti, minacce, aggressioni fisiche: episodi mai denunciati fino al 6 dicembre, giorno in cui il comportamento dell’uomo è degenerato davanti agli occhi della figlia.
L’ultima aggressione e l’intervento dei carabinieri
Durante l’ennesima lite, il 49enne avrebbe insultato e minacciato la compagna, arrivando a colpirla con pugni al capo e al volto. L’avrebbe anche afferrata al collo, tentando di impedirle qualsiasi richiesta di aiuto sottraendole il cellulare. È in quel momento che la figlia minorenne, terrorizzata, ha preso l’iniziativa chiamando i soccorsi.
I carabinieri sono arrivati in pochissimi minuti, trovando la donna ferita e in forte stato di agitazione. L’uomo è stato immediatamente bloccato e tratto in arresto.
La vittima, soccorsa dai sanitari del 118, è stata portata all’ospedale di Martina Franca, dove i medici hanno riscontrato varie contusioni e la rottura degli occhiali causata dai colpi ricevuti. Dopo le cure è stata dimessa.
La donna rifiuta la casa protetta: l’uomo finisce in carcere
Informata delle misure di protezione previste dalla legge, la donna ha deciso di non andare in una struttura protetta, pur consapevole dei rischi e della gravità della situazione. Il 49enne, invece, è stato trasferito nel carcere di Taranto su disposizione dell’autorità giudiziaria.
Una vicenda drammatica che mette ancora una volta in luce quanto la violenza domestica possa consumarsi in silenzio per anni e quanto, in molti casi, siano proprio i figli a rompere il muro della paura.


