
Il dibattito sul nuovo equilibrio internazionale, dopo la visita di Volodymyr Zelensky a Palazzo Chigi, entra con forza nello studio di Otto e Mezzo. È la puntata di martedì 9 dicembre, mentre il governo italiano ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina e il presidente ucraino parla apertamente di fiducia nella premier Giorgia Meloni. Un quadro politico che si muove velocemente, e che arriva sul tavolo della trasmissione di La7 in un clima già incandescente, dove la linea americana di Donald Trump sul conflitto diventa immediatamente terreno di scontro.
Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, collega la postura sempre più defilata dell’ex presidente USA alla storica politica degli Stati Uniti nel confronto con Mosca. E lo fa con una delle sue ricostruzioni più controverse: secondo lui Trump “dice in maniera sgarbata quello che hanno detto, e soprattutto fatto, i suoi predecessori da 30 anni”, sostenendo che “il salto della storia c’è stato 30 anni fa e noi non ce ne siamo accorti perché prima usavano la vaselina”. Parole che attribuiscono a Washington la responsabilità di aver trascinato l’Europa nello scontro con la Russia, proprio mentre Zelensky cerca nuovi appoggi per tenere aperto il fronte diplomatico e quello militare.
Gruber reagisce: “Non è vero” e il confronto si accende
Lilli Gruber interviene immediatamente, interrompendo Travaglio con un secco “Questo però non è vero”. Il direttore replica infastidito, ricordando alla conduttrice che sta esprimendo la sua opinione, ma il confronto si irrigidisce all’istante. Gruber ribadisce che non si tratta di una semplice divergenza di vedute: “Non è non sono d’accordo, è che non è vero”. Le due posizioni diventano simbolo di un dibattito più ampio, che attraversa l’Europa e l’Italia: da una parte la lettura di un Occidente responsabile dell’escalation, dall’altra la convinzione che l’invasione russa non possa essere riscritta o ridimensionata.
Le parole chiave nel dibattito
Le tensioni esplose in studio rispecchiano il momento politico attorno alla guerra in Ucraina: il nuovo protagonismo di Meloni, la ricerca di garanzie da parte di Zelensky, la postura più ambigua di Trump e le divisioni interne all’opinione pubblica italiana ed europea. Una frattura che passa anche dagli schermi televisivi, dove ogni analisi diventa terreno di confronto sulla responsabilità dell’Occidente, sulla natura dell’aggressione russa e sul ruolo dell’Europa nel conflitto.


