
L’Unione Europea continua a far discutere per il costo dei suoi apparati interni. A sollevare il caso è oggi La Verità, con un articolo firmato da Maurizio Belpietro, che riprende un’inchiesta del quotidiano tedesco Bild. Il tema? Gli aumenti di stipendio riconosciuti ai dipendenti di Bruxelles.
Secondo il giornale tedesco, i cosiddetti “burocrati europei” avrebbero ottenuto l’ottavo aumento retributivo in tre anni, una progressione che alimenta polemiche in diversi Paesi membri. A beneficiarne sarebbero 67 mila dipendenti, compresi coloro che sono già in pensione.
Per i pensionati, infatti, scatterà un adeguamento retroattivo dal 1° luglio, pari al 3%. Considerando l’intero periodo dal 2022 a oggi, gli stipendi nell’UE avrebbero così registrato un incremento complessivo del 22,8%.

L’ultimo adeguamento, calcola Bild, avrà un impatto notevole sulle casse comunitarie: un milione di euro al giorno, che su base annua diventano 365 milioni.
La vicenda parte dal 2024, quando i dipendenti avrebbero dovuto ricevere un aumento dell’8,5%. Tuttavia, la Commissione Europea scelse di moderare la crescita, fermandola al 7,3%. Successivamente arrivò il conguaglio, con un ulteriore 1,2% motivato dall’inflazione.
A definire questi adeguamenti è Eurostat, che monitora i rincari e aggiorna di conseguenza le retribuzioni. Così, un semplice commesso al palazzo Berlaymont guadagna oggi circa 3.750 euro al mese, di cui 110 euro derivanti dall’ultimo aumento.
Le cifre salgono rapidamente per i ruoli più elevati. Gli stipendi dei funzionari superiori possono arrivare a 25.986 euro mensili, ai quali si aggiungeranno 760 euro con la busta paga di dicembre.
Ancora più alti i compensi riservati ai vertici politici dell’Unione. I commissari europei ricevono un adeguamento di 850 euro, per un totale di 29.250 euro al mese, mentre la presidente Ursula von der Leyen aggiunge mille euro al suo stipendio, che sale così a 35.800 euro.
Infine, resta aperto il capitolo dei 30 mila pensionati UE. Il loro costo attuale è pari a 2,4 miliardi l’anno, destinati – secondo le stime – a salire a 3,2 miliardi nel 2045, sempre che i futuri adeguamenti non ripetano la crescita del 22% registrata nell’ultimo triennio.


