
La conclusione delle esercitazioni Northern Axe 25, condotte da Finlandia e Regno Unito, ha riportato l’attenzione sulla regione russa di Carelia, un territorio storicamente legato al vicino finlandese ma oggi attraversato da tensioni crescenti. Da quando Helsinki ha aderito alla Nato nel 2023, l’area della Carelia è diventata una delle frontiere più sensibili del confronto tra Mosca e l’Occidente, con impatti profondi sulla popolazione locale.
L’esercitazione Northern Axe 25 e l’ombra della NATO
Le esercitazioni terminate sabato hanno coinvolto circa 3.000 militari, tra cui 70 britannici, impegnati nel duro ambiente del campo di addestramento di Vuosanka, nella regione di Kainuu. A soli 70 chilometri, oltre il confine, si estende la Carelia russa, grande quanto l’Uruguay e abitata da poco più di mezzo milione di persone.
L’ingresso della Finlandia nell’Alleanza Atlantica ha trasformato questa repubblica in un avamposto della sicurezza nazionale russa. Il governatore Artur Parfyonchikov ha accusato gli Stati Uniti di “creare zone di tensione lungo tutto il confine russo”, interpretando l’adesione finlandese come un passo ostile. Parallelamente, Mosca ha accelerato la costruzione di nuove infrastrutture militari e le autorità locali hanno promosso la creazione di milizie volontarie per pattugliare i 723 chilometri di frontiera, il tratto più lungo tra la Russia e uno Stato NATO.
Carelia-Finlandia, una frontiera che un tempo univa: economia, studio e migrazioni
La narrazione governativa identifica oggi la Finlandia come una potenziale minaccia, ma secondo il giornalista careliano Valeriy Potashov, costretto a lasciare la Russia per evitare l’arresto, il sentimento popolare è più sfumato. Le generazioni anziane tendono a riattualizzare antiche rivalità storiche, mentre i più giovani continuano a percepire il paese vicino come parte naturale della loro vita culturale e geografica.
Per decenni, la Finlandia è stata la principale porta d’accesso all’Europa per i residenti della Carelia:
commerciali bilaterali oltre i 378 milioni di dollari nel 2021, turismo quotidiano, studenti che varcavano il confine per frequentare scuole e università finlandesi, spesso gratuitamente.
La collaborazione culturale era altrettanto intensa: nelle scuole careliane veniva offerta la lingua finlandese, e gli atenei di Helsinki o Joensuu inviavano regolarmente delegazioni a Petrozavodsk per attrarre nuovi studenti. Le restrizioni sui visti introdotte dal 2022 e la chiusura totale dei valichi nel 2023 hanno interrotto una mobilità che pareva consolidata.
Nonostante gli ostacoli, secondo Potashov l’interesse per la formazione in Finlandia è aumentato: molte famiglie vedono nell’istruzione europea un modo per offrire un futuro più aperto ai propri figli e, talvolta, per sottrarli al rischio della leva militare.

Lingua careliana: una crisi accelerata dal confine che si chiude
La chiusura dei rapporti transfrontalieri tra Carelia e Finlandia ha avuto effetti drammatici sulla lingua careliana, già minacciata. Pur riconosciuta come lingua ufficiale della repubblica, non gode dello status di “lingua di Stato” e non può essere usata in ambito giudiziario o amministrativo. A differenza di altre repubbliche etniche russe, in Carelia il russo domina totalmente gli spazi pubblici. Il careliano ha inoltre una storia particolare: non è mai passato all’alfabeto cirillico, rimanendo scritto in caratteri latini, scelta che lo ha marginalizzato rispetto alle politiche linguistiche sovietiche.
Paradossalmente, la lingua sta oggi vivendo un rinnovato dinamismo in Finlandia, dove linguisti e attivisti lavorano da decenni alla sua tutela, producendo materiali didattici, studi e dizionari fondamentali. Il più importante, un dizionario dialettale in sei volumi, non è più accessibile ai ricercatori russi a causa della frattura geopolitica.
Secondo gli attivisti, molti tra i migliori specialisti careliani hanno lasciato la repubblica, contribuendo a un’emorragia di competenze difficilmente reversibile. Il numero di careliani etnici in Russia è dimezzato nell’ultimo decennio e la lingua ha perso oltre il 74% dei parlanti, diventando una delle minoranze linguistiche in più rapida scomparsa del Paese.
Carelia, una comunità sospesa tra nostalgia e rassegnazione
Tra i residenti intervistati emergono speranze di un futuro riavvicinamento con la Finlandia, ma anche un senso diffuso di stanchezza. Per molti studiosi la situazione appare ormai compromessa: gran parte delle persone in grado di portare avanti la lingua non vive più nella repubblica, e quelle rimaste sono in età avanzata.
In un contesto segnato dalla militarizzazione del confine e dalla chiusura degli scambi culturali, la Carelia si ritrova così isolata, più distante dal suo vicino occidentale e sempre più immersa nelle dinamiche di confronto geopolitico tra Mosca e la NATO.
📌 BOX – Una storia di frontiera: i rapporti tra Finlandia e Carelia
La storia tra Finlandia e Carelia è segnata da scambi continui, ma anche da conquiste e frontiere mutevoli. La regione careliana orientale è legata alla sfera russa fin dal XIV secolo, mentre la parte occidentale passò dalla Svezia alla Russia nel 1721, per poi essere integrata nel Granducato di Finlandia nell’Ottocento. Il Novecento fu il secolo più traumatico: durante la Seconda guerra mondiale, i conflitti tra Finlandia e Unione Sovietica portarono alla cessione a Mosca di vaste aree careliane, provocando l’esodo di circa 400.000 finlandesi. Dopo il crollo dell’URSS, i rapporti si sono riannodati attraverso commercio, turismo e cooperazione culturale, fino alla brusca interruzione seguita alla guerra in Ucraina. Oggi quella frontiera storica, per secoli permeabile, è nuovamente una linea di divisione.


