
Nel tentativo di spegnere le polemiche scoppiate nel centrosinistra dopo le sue dichiarazioni sulla trattativa di pace in Ucraina, Giuseppe Conte ha scelto una platea simbolica per chiarire la sua posizione: il direttivo della fondazione Ugo La Malfa, luogo intriso di memoria politica e di forte identità europeista. L’ex presidente del Consiglio ha spiegato che il suo recente intervento non era un plauso all’approccio di Donald Trump, bensì un “grido di dolore” rivolto all’Europa, accusata di non essere protagonista nel negoziato.
Con un tono misurato ma fermo, Conte ha sottolineato che “solo gli americani, e non gli europei”, starebbero portando avanti un percorso diplomatico credibile. Un’assenza, quella dell’Unione, che secondo il leader del M5S rischia di lasciare campo libero a dinamiche nelle quali l’Europa non ha voce. Da qui l’auspicio di arrivare, in futuro, a una politica estera unitaria all’interno del fronte progressista, nella speranza che un eventuale cambio di governo trovi già avviato un processo di pace.
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Critica all’Europa e richiesta di una nuova strategia
Rispondendo alle domande degli interlocutori, Conte ha ribadito la propria “vocazione europeista”, pur accusando l’Unione di essere rimasta troppo passiva. Richiamando il precedente dei dazi statunitensi, ha denunciato la mancanza di una linea comune: secondo lui, l’Europa si è “accovacciata” invece di reagire in modo coordinato. L’uscita dell’ex presidente americano sui leader europei che “gli baciavano il deretano” è stata citata da Conte come esempio di un’Europa frammentata, in cui i singoli governi avrebbero pensato solo ai propri interessi nazionali.

Sul fronte della Russia, Conte riconosce una lunga serie di errori occidentali, ma individua in particolare il mancato ricorso alla diplomazia il vulnus principale. A suo giudizio, la strategia fondata quasi esclusivamente sul sostegno militare contro una potenza nucleare è stata miope. Ha criticato apertamente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusandola di aver puntato sulla “sconfitta di Putin”, mentre per lui è necessario “un compromesso dignitoso”, fatto di concessioni reciproche.
Rispondendo alle accuse di filoputinismo, Conte ha contrattaccato ricordando che il Movimento 5 Stelle “non ha mai avuto rapporti con Russia Unita”, alludendo implicitamente ai legami attribuiti in passato ad altri leader politici come Matteo Salvini. Per rafforzare la sua visione di un’Europa più integrata, ha proposto una “nuova Conferenza per l’Europa”, volta anche a bloccare quei capi di governo che si oppongono alla revisione della regola dell’unanimità.

La legge elettorale e le aperture sul proporzionale
Nel suo intervento Conte ha affrontato anche il tema della legge elettorale, aprendo al modello proporzionale ma ponendo alcuni limiti: il M5S, ha spiegato, si batterà per escludere qualsiasi “premio di maggioranza troppo alto”, lavorando insieme alle altre forze di opposizione. Un punto che ha suscitato particolare interesse nell’uditorio, attento alle dinamiche che potrebbero ridisegnare il futuro equilibrio politico italiano.
A chiudere l’incontro, Giorgio La Malfa ha citato Mao per rilanciare la necessità di una “politica dei cento fiori”, invitando ogni forza politica a parlare ai propri elettori senza però perdere di vista l’obiettivo comune: impedire quella che definisce la “vera riforma presidenzialista” immaginata da Meloni, ovvero una concentrazione di potere che potrebbe alterare profondamente gli assetti istituzionali.


