Il più grande fondo ESG – Environmental, Social and Governance – degli Stati Uniti d’America non ha investimenti diretti in società di energia rinnovabile. Sì, avete letto bene.
Il Parnassus Core Equity Fund, dal valore di oltre 25 miliardi di dollari, detiene azioni di società come Linde, una azienda di gas industriali, Deere & Co., il più grande produttore di macchine agricole, e Xylem, che produce pompe per acqua e acque reflue per i clienti che sono soprattutto grosse città. Inoltre, il fondo possiede anche rilevanti partecipazioni nei colossi della tecnologia Microsoft e Amazon.com.
Le critiche al settore
I gestori di molti fondi Environmental, Social, and Governance sono stati criticati nel 2020 per aver gestito azioni e indici che facevano affidamento su titoli tecnologici per battere i loro benchmark di mercato, sebbene con brillanti etichette green. In poche parole, hanno puntato su chiunque permettesse loro di fare soldi, anche se non erano poi così attenti all’ambiente.
Sebbene Ben Allen, co-gestore del fondo Parnassus – che gestisce appena 41 miliardi di dollari per i clienti e che ha sovraperformato l’S&P 500 negli ultimi tre anni –, non contesti questa critica al settore ESG, ha affermato a Bloomberg News che il suo fondo è diverso. Le sue attività sono concentrate in 40 titoli a grande capitalizzazione misurati in base a metriche ESG e ha detto che le società di energia rinnovabile quotate in borsa non sono abbastanza grandi o abbastanza mature per soddisfare i criteri di investimento di Parnassus.
Parnassus è green de iure ma non de facto
In poche parole, Parnassus non investe in società che puntano sulle rinnovabili in quanto non abbastanza profittevoli ma può comunque dirsi un fondo attento alle sorti del pianeta. Mistero.
Nel settembre del 2018, Parnassus ha deciso di vendere la sua unica partecipazione rimanente in una società di combustibili fossili. L’hedge fund ha anche affermato di evitare investimenti diretti in qualsiasi azienda focalizzata sull’energia, a meno che il management non abbia un piano completo per affrontare le loro attività ad alta intensità di carbonio.
A leggere ciò, verrebbe da pensare che il fondo è realmente focalizzato sull’economia green, che non impatta sul clima e sull’ambiente, ma lo stesso Allen conferma: “È vero, non possediamo azioni di alcun produttore puro di energia solare, ma il portafoglio è pieno di aziende impegnate nella transizione dal carbonio”.

In cosa investe, quindi, Parnassus?
Il manager del fondo a stelle e strisce, dunque, non ha respinto totalmente le accuse mosse al settore, anche perché tra le società di cui Parnassus detiene quote c’è la citata Linde, una azienda in cui il fondo deteneva una partecipazione di 704 milioni di dollari. I suoi prodotti sono progettati per “le applicazioni industriali per essere il più pulite possibile”, ha detto Allen.
Come è noto agli addetti ai lavori, Linde è leader nel mercato dell’idrogeno e sta cercando di triplicare la sua produzione di idrogeno pulito, e ha destinato più di un terzo del suo budget annuale di ricerca e sviluppo nel prossimo decennio alla decarbonizzazione, ha detto Allen. Ad oggi, gli sforzi sono ancora agli albori e non c’è traccia di una spinta reale sul calo delle emissioni.
Le big del portfolio di Parnassus
Microsoft, un’altra grande holding del fondo di Ben Allen, si è impegnata a rimuovere tutte le sue emissioni di carbonio entro il 2050, come ha sottolineato lo stesso Allen. “In effetti, Microsoft sta riportando indietro l’orologio agli anni ’70 – ha detto Allen – È come se l’azienda non fosse mai esistita”.
Fino a poco tempo, Amazon era considerata un pioniere del settore ESG, secondo Allen, dopo aver atteso fino al 2019 per pubblicare il suo primo report di sostenibilità. Amazon ha successivamente promesso di azzerare la sua impronta di carbonio entro il 2040 o di eliminare le emissioni di gas serra causate dalle sue attività.
Lo scorso marzo, Parnassus ha deciso di investire nel big dell’e-commerce fondata da Jeff Bezos e il suo fondo Core Equity deteneva una posizione in Amazon per un valore di circa 1 miliardo alla fine di gennaio 2021.
“Stavamo aspettando che la società prendesse un impegno serio”, ha detto Allen, anche se ha aggiunto che il suo percorso verso lo zero netto di carbonio non sarà facile.
Come si può facilmente evincere, gli impegni delle società nelle quali Parnassus ha investito sono reali, ma nella pratica non si sono ancora visti gli effetti voluti nella riduzione di un impatto negativo sull’ambiente.
Il caso Deere
Parnassus aveva anche una partecipazione di 956 milioni in Deere, meglio conosciuta per i suoi caratteristici trattori di colore verde. L’azienda sta investendo nella cosiddetta agricoltura di precisione, un approccio alla gestione agricola che utilizza la tecnologia dell’informazione per garantire che le colture e il suolo ottengano esattamente ciò di cui hanno bisogno. Coinvolge molta meno acqua e meno pesticidi, quindi è meglio per l’ambiente e, anche, per i profitti di Deere, come ha detto Allen.
Tutto bello, se non fosse che i trattori di Deere di green hanno solo il colore, in quanto utilizzano combustibile fossile per alimentarsi.
La difesa di Allen
“Sebbene si possa sostenere che premiare qualsiasi azienda focalizzata sulla sostenibilità sia un obiettivo ragionevole per un fondo ESG, ci sono poche possibilità che Amazon e Microsoft altrimenti avrebbero difficoltà a trovare investitori. I puristi direbbero che i fondi ESG dovrebbero investire in startup all’avanguardia delle tecnologie rinnovabili, aziende che hanno davvero bisogno di soldi”, ha ammonito Bloomberg.
“Esitiamo a esagerare con l’ESG – ha detto Allen –. Abbiamo un approccio responsabile agli investimenti a grande capitalizzazione. Usiamo la “E” per scoprire cosa vogliamo evitare e anche per trovare azioni che vogliamo possedere”.
In sostanza, è ancora un rischio investire esclusivamente in società con una forte impronta ecologica, in quanto o sono troppo piccole oppure devono ancora dimostrare di essere profittevoli come quelle a rendimento più sicuro, come, appunto, dimostrano gli esempi di Microsoft e Amazon.