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Decreto Sicurezza, i sindaci sfidano Salvini: “Provvedimento criminogeno”

Pubblicato: 03/01/2019 11:27

L’applicazione del Decreto Sicurezza viene osteggiata dai sindaci di alcune importanti città italiane, che decidono di non applicarlo. L’Anci, d’altronde, già da tempo si era dichiarata preoccupata per gli effetti della legge, fortemente voluta dal ministro dell’Intero Matteo Salvini. A rompere gli indugi il sindaco di Palermo, il dem Leoluca Orlando, al quale poco dopo si unisce Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ma la lista sembra destinata a crescere. Dura la reazione di Salvini che minaccia i sindaci di ripercussioni penali se non applicheranno il Decreto.

Decreto Sicurezza , Orlando alla testa dei sindaci ribelli

Si è consumata ieri sera la rottura tra il Viminale e i sindaci che si schierano contro il Decreto Sicurezza. Orlando annuncia di aver chiesto al capo dell’Ufficio anagrafe di Palermo di sospendere l’applicazione del Decreto Sicurezza in quanto può “intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica“.

Il primo cittadino dichiara che il provvedimento è “criminogeno“, in quanto consegnerebbe migliaia di persone alla criminalità organizzata. “Ci sono migliaia, decine di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’INPS e fra qualche settimana o mese saranno ‘senza documenti’ e quindi illegali“, twitta Orlando. Inoltre, continua, il Dl Sicurezza viola i diritti umani: “È disumano. Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese“.

Durissima la replica di Salvini: “Non ti mando l’esercito”

Il ministro, come racconta lui stesso, sottrae 20 minuti al tempo da passare con la figlia in sala giochi per rispondere all’iniziativa dei sindaci. “Con tutti i problemi che hanno a Palermo“, dichiara in un videomessaggio su Facebook, “il sindaco si occupa degli immigrati? Lo dico al sindaco Orlando, o a Napoli, al sindaco De Magistris, o sono distratti o ignorano. A Napoli o a Palermo non ci sono italiani che hanno bisogno?“.

Salvini rincara la dose, annunciando: “Vuoi disubbidire? Disubbidisci. Non ti mando l’esercito, la Polizia o i Carabinieri. Mi dispiace per i tuoi concittadini“. Salvini poi ricorda ai microfoni di Radio 1 che la legge è stata firmata dal capo dello Stato e che “ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, e penalmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole“.

Il dissenso si allarga: l’Anci chiede un tavolo con il Ministero

La questione però non riguarda solo Palermo o Napoli. Le perplessità dei sindaci in merito alla legge, giudicata in larga parte incostituzionale, sono state palesate da tempo. In un comunicato l’Anci fa sapere, per bocca del presidente Antonio Decaro, che: “È evidente, a questo punto, l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone. Noi sindaci l’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge attraverso la posizione della commissione immigrazione dell’Anci che all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica dei singoli componenti, si era espressa negativamente sul provvedimento, ritenendo che i diritti umani non siano negoziabili“.

Luigi De Magistris, Dario nardella, Federico Pizzarotti
Da sinistra: Luigi De Magistris, Dario nardella, Federico Pizzarotti

Anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, è scettico sul decreto: “Da subito abbiamo segnalato che questo decreto, per come è scritto, crea solo problemi, difficoltà nell’avere documenti e quindi nell’inserirsi in un percorso regolare, anche per ottenere un lavoro. Queste persone ovviamente non scompaiono con il decreto sicurezza, ma restano sul territorio, con difficoltà dal punto di vista del riconoscimento“. Il primo cittadino dichiara di volersi coordinare con gli altri Comuni, come Firenze, il cui sindaco Dario Nardella ha detto di star cercando “in modo legale una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata“.