Domani, la battaglia della famiglia di Marco Vannini ricomincerà, sempre in aula, in sede di processo d’appello. Lo scorso aprile il tribunale in primo grado aveva deciso di condannare a 14 anni per omicidio volontario Antonio Ciontoli, condannare a 3 anni (con sospensione) i figli Martina e Federico e la moglie Maria Pezzillo, e assolvere dall’accusa di omissione di soccorso Viola Giorgini.
Tra gli elementi su cui punta il ricorso in appello, c’è la tesi shock per cui Martina Ciontoli si sarebbe trovata nel bagno in cui è avvenuto lo sparo che ha ucciso Marco Vannini. Se la tesi fosse confermata, la posizione della ragazza diventerebbe decisamente critica.
La rabbia dopo la sentenza
Grande era stata la rabbia della famiglia e la protesta di un’intera comunità, per la quale Marco Vannini non era stato affatto vendicato da una sentenza percepita come troppo indulgente nei confronti di una famiglia, i Ciontoli, ritenuta colpevole in modo assoluto. La madre di Marco, Marina Conte, aveva dato sfogo alla sua ira in aula: “Mio figlio sta in un fornetto e loro a spasso” aveva gridato con forza: la risposta delle persone al senso d’ingiustizia era stata fortissima, e a maggio in molti si eran o riuniti tra le strade di Cerveteri per manifestare contro la sentenza.

Tutti gli articoli su Marco Vannini
Ora, l’appello punta su alcuni punti in particolare: in primis il fatto di dimostrare la consapevolezza di Martina e Federico Ciontoli, nonché di Maria Pezzullo e Viola Giorgini, della gravità della situazione. Secondo il ricorso in appello presentato dalla Pm Alessandra D’Amore fin da subito era chiaro a tutti della presenza dell’ogiva del proiettile sotto la spalla di Marco: le intercettazioni ambientali hanno infatti permesso di capire che i vari componenti della famiglia Ciontoli avrebbero temuto che Marco avesse una lesione a livello della colonna vertebrale e che non sarebbe stato Antonio Ciontoli a convincere gli altri che si trattava di un colpo d’aria: la versione del “colpo d’aria” e del “buchetto dovuto a un pettine” sarebbe stata formulata in un secondo momento da tutti insieme, al fine di potersi difendere in maniera credibile.
Martina era nel bagno?
In secondo luogo, e ancora più importante, le analisi e le perizie avrebbero dimostrato, secondo l’accusa, la palese presenza di Martina Ciontoli nel bagno al momento dello sparo. Se questa versione dei fatti venisse convalidata crollerebbe l’impianto difensivo dei Ciontoli e la versione di Antonio, che si è assunto la totale responsabilità di ciò che è avvenuto nel bagno in cui è stato ucciso Marco. Domani la prima udienza del processo aprirà una nuova fase di una storia drammatica e triste, che ha sconvolto la vita di due famiglie e annullato quella di un ragazzo poco più che ventenne.
