Gli amanti del caffè probabilmente si spaventeranno leggendo che la pianta che dà origine a una delle bevande più amate potrebbe scomparire a breve. Un fungo patogeno si sta infatti diffondendo minando la sopravvivenza della pianta. Il 60 % della specie di caffè selvatico (circa 75 specie) potrebbe estinguersi in pochissimo tempo, non solo per questo fungo ma anche per la grave siccità che sta colpendo il nostro pianeta. A lanciare l’allarme è una ricerca pubblicata su Science Advances.
In che modo si può combattere questa piaga? Gli esperti del settore caffeicolo sono pronti a correre ai ripari con alcuni particolari interventi, come la raccolta di semi al di fuori dal loro habitat naturale al fine di riprodurre e proteggere le piante.
Quali sono le specie a rischio?
L’allarme arriva dal gruppo di Aaron David, dell’università di Nottingham. Al momento le più colpite sono qualità Arabica e Robusta: la prima di queste, oltretutto, rappresenta il 60% del caffé venduto nel mondo. Per far sì che queste sopravvivano sarà necessario produrre altre specie di caffè selvatico, immuni all’attacco dei funghi. Al mondo esistono circa 124 specie di caffè, ognuna delle quali ha delle buone caratteristiche per vivere abbastanza bene nonostante clima e parassiti.
Gli studiosi hanno voluto però assicurare i consumatori: c’è speranza. Se si reagirà con urgenza e immediatezza, cercando di espandere l’habitat naturale del caffè, e lavorando per uno sviluppo della biodiversità, si potrà assicurare una lunga vita ai chicchi più amati nel mondo .
Tutti siamo a conoscenza del fatto che il caffè, se consumato in quantità esagerate, può avere conseguenze sul nostro organismo: ad esempio gli effetti collaterali sul nostro intestino, l’aumento dell’acidità di stomaco e l’effetto lassativo. D’altro canto, però, la caffeina mantiene il cervello attivo, dando una sferzata di energia per studio e lavoro.
