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Brescia, dipendente licenziata: passava troppo tempo su Facebook

Pubblicato: 01/02/2019 21:54

Una bizzara storia arriva da Brescia dove una donna, segretaria part-time presso uno studio medico, è stata licenziata per il troppo tempo passato su Internet per questioni personali. La Corte di Cassazione ha reso definitivo il licenziamento con una sentenza. Gli ermellini hanno motivato la decisione definendo il comportamento della donna in “contrasto con l’etica comune“.

Troppo tempo su Facebook: segretaria licenziata

Confermato il licenziamento disciplinare per una dipende che ha passato troppo tempo su Internet. Tantissimi infatti gli accessi effettuati nel web, in particolare sui social network. Nell’arco di 18 mesi, mentre si trovava nelle sue ore lavorative, avrebbe effettuato circa 6mila accessi ad Internet, 4500 solo su Facebook. A dimostrarlo il datore di lavoro, che ha portato in tribunale la cronologia del pc della donna. La quale ha fatto ricorso per violazione della privacy, ma a nulla è valso. La Cassazione ha dato ragione al datore e confermato la sentenza dell’appello.

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La Cassazione: comportamento contrario all’etica

Gli ermellini hanno dichiarato che quanto fatto dalla dipendente è stato idoneo “ad incrinare la fiducia datoriale“. Per la Corte, inoltre, non ci sono dubbi per quanto riguarda il fatto che che abbia effettuato lei gli accessi. L’avvocato della difesa aveva infatti sollevato la questione della privacy, ma la Cassazione ha accolto la valutazione del giudice d’appello: “Gli accessi alla pagina Facebook personale richiedono una password, sicché non dovevano nutrirsi dubbi sulla riferibilità di essi alla ricorrente“.

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Non è la prima volta che succede

La Cassazione già in passato ha stabilito licenziamenti per l’abuso di Internet. Lo scorso 15 giugno 2017 ha confermato la decisione del datore di lavoro di licenziare un dipendente per i troppi accessi ad Internet sul computer aziendale. L’uomo avrebbe effettuato 27 accessi per 47 ore totali di navigazione. La Corte ha stabilito che non c’è stata violazione della privacy in quanto il datore avrebbe controllato esclusivamente il traffico sulla rete, i cui dettagli non costituirebbero dati personali.