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Ponte sullo Stretto, l’assist di Trump a Salvini: cosa ha deciso il presidente Usa

Pubblicato: 03/07/2025 14:14
Ponte Stretto Salvini Trump

Il Ponte sullo Stretto di Messina, tra i progetti più dibattuti della storia repubblicana, potrebbe ricevere una spinta decisiva dal contesto internazionale e dalla nuova impostazione delle spese militari Nato. Secondo quanto emerge da una recente riorganizzazione delle voci di bilancio approvata nel corso dell’ultimo vertice dell’Alleanza Atlantica, le infrastrutture strategiche per la difesa — non solo gli armamenti — potranno essere inserite nel pacchetto di investimenti destinati alla sicurezza collettiva. E il Ponte, in questo nuovo quadro, potrebbe rientrare tra le opere finanziabili.

Il ponte come infrastruttura strategica per la difesa

La novità nasce dall’innalzamento del tetto di spesa militare al 5% del Pil per ciascun Paese membro della Nato. Una soglia che, secondo le indicazioni volute da Washington, deve essere rispettata suddividendo gli stanziamenti tra spese militari dirette (oltre il 3%) e infrastrutture a uso difensivo (fino al restante 2%). È in quest’ultima categoria che l’Italia starebbe cercando di far rientrare la costruzione del Ponte, da sempre cavallo di battaglia del ministro Matteo Salvini.

Un report del governo, citato da Politico e rilanciato anche dal Corriere della Sera, indica chiaramente il ruolo strategico del ponte nel movimento delle forze armate, con particolare attenzione al contesto mediterraneo. “Il collegamento rappresenterebbe un asse logistico fondamentale, sia per fini civili sia militari”, si legge nel documento. Considerando la posizione geografica della Sicilia — avamposto italiano verso il Medio Oriente e l’Africa — il Ponte verrebbe incluso nel Military Mobility Action Plan della Nato, e quindi tra le opere infrastrutturali ritenute fondamentali per la sicurezza.

Il nodo dei costi: 13 miliardi da classificare

Il costo stimato dell’opera si aggira attorno ai 13 miliardi di euro, una cifra che potrebbe entrare nella quota dell’1,5% del Pil riservata alle infrastrutture militari strategiche. La questione, tuttavia, resta aperta e molto dipenderà dalla classificazione ufficiale che l’Italia attribuirà all’intervento.

La Commissione europea, per voce di un suo portavoce, ha ricordato che ogni voce di spesa pubblica deve essere assegnata in base alla COFOG (Classificazione delle Funzioni di Governo). La responsabilità di stabilire se l’opera ha finalità civili o militari spetta alle autorità italiane. Di conseguenza, sarà proprio questa scelta a determinare il tipo di finanziamento possibile, e se si potrà ricorrere a fondi comunitari, a risorse nazionali oppure a cofinanziamenti misti.

Tre ipotesi di pagamento e l’apertura della Nato

Secondo fonti riportate dall’Ansa, si aprono ora tre scenari. Il primo è quello della copertura integrale con fondi nazionali, ipotesi preferita da Bruxelles. La seconda possibilità è che il Ponte venga inserito tra le opere che ricadono sotto la clausola di salvaguardia, attraverso una procedura formale con spiegazioni puntuali. Infine, l’Italia potrebbe chiedere il cofinanziamento europeo, sempre che il progetto venga riconosciuto come strategico per l’interesse comune dell’Unione.

Non è passata inosservata, intanto, l’apertura politica che arriva dall’altra sponda dell’Atlantico. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Tilman J. Fertitta, ha elogiato apertamente l’ambizione dell’Italia nel campo delle grandi opere infrastrutturali, citando proprio il Ponte sullo Stretto come esempio da seguire anche negli Stati Uniti: “In Texas pensiamo in grande, ma il Ponte più grande del mondo vogliamo vederlo anche noi. Deve essere costruito”.

Salvini, Trump e lo scenario internazionale

A fare da sfondo alla discussione c’è il ruolo di Donald Trump, artefice della svolta sulle spese Nato quando era ancora presidente e ora nuovamente al centro della scena internazionale. Se le regole da lui fortemente sostenute dovessero concretizzarsi anche nel prossimo mandato, l’Italia potrebbe beneficiare indirettamente della sua visione in materia di difesa e logistica.

Il progetto del Ponte sullo Stretto, dunque, non è più soltanto un affare interno. La sua possibile realizzazione si intreccia con dinamiche geopolitiche e strategie di sicurezza internazionale, proiettando l’opera al centro di uno scenario nuovo e molto più ampio. Se davvero entrerà tra le infrastrutture strategiche della Nato, l’Italia potrebbe non solo ottenere un finanziamento, ma anche rafforzare il proprio ruolo nel quadrante mediterraneo, trasformando una promessa infinita in una realtà concreta.

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Ultimo Aggiornamento: 03/07/2025 14:38

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