Claudio Regeni ha una richiesta importante da fare e, come un diligente alunno davanti a un’autorità, si alza in piedi. Mani giunte dietro la schiena, con educazione e dignità infinità, il papà di Giulio Regeni avanza davanti alle telecamere una sola richiesta: che Il Cairo rispetti i patti, e che i vestiti di Giulio-proprio quelli in cui è morto- tornino a casa.
Questa è la scena che gli spettatori di Rai 1 hanno visto ieri sera a Che tempo che fa: ospiti principali sono stati infatti i genitori dello studente di Cambridge ucciso in Egitto nel 2016.
Una lotta che non vede fine
Claudio Regeni e Paola Deffendi, da anni, vivono una situazione di stallo investigativo: complice la difficile comunicazione e collaborazione tra autorità italiane ed autorità egiziane, non ci sono ancora nomi per gli assassini di Giulio Regeni. Le indagini sono a un “punto morto”, come spiega Claudia Regeni, proprio per la mancanza di “corrispondenze dalla parte egiziana”. D’altra parte, quello che la famiglia Regeni vale è sempre stato chiaro: “Fin da sempre abbiamo detto che non vogliamo finte verità e altri depistaggi” spiega Paola Deffendi, che aggiunge: “Noi vogliamo sapere tutto quello che è successo per arrivare a una verità processuale”.

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Infine, il commosso e commovente appello di Regeni, che si rivolge alle telecamere e direttamente a Nabil Ahmed Sadek, procuratore de Il Cairo incontrato precedentemente a Roma: “In quell’occasione ci disse, guardandoci negli occhi, che avrebbe catturato tutti i responsabili del rapimento, della tortura e dell’uccisione di nostro figlio. Quindi io da uomo a uomo, da padre a padre, gli chiedo di rispettare quella promessa e di incontrarci di nuovo a Roma: in quell’occasione ci farebbe piacere riavere i vestiti che Giulio indossava nel momento in cui lo hanno ritrovato. Grazie”.