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Rigopiano, violò i sigilli per portare fiori al figlio morto: il sostegno di Salvini

Pubblicato: 22/02/2019 17:49

Nella gabbia di vetro e cemento in cui si trasformò l’Hotel Rigopiano la notte del 18 gennaio 2017 quando venne investito da una valanga, persero tragicamente la vita 29 persone. Tra queste, c’era anche il figlio di Alessio Feniello, Stefano. Lo scorso 21 maggio, Alessio Feniello decise di visitare il luogo in cui suo figlio aveva perso la vita per portare dei fiori ma nel farlo ruppe i sigilli delle autorità giudiziarie, entrando in un’area sotto sequestro. Per questo motivo, l’uomo è stato condannato al pagamento di una multa di 4.450 euro che ha contestato e per questo dovrà presentarsi davanti un giudice il 26 settembre. Il vicepremier Matteo Salvini ha espresso piena solidarietà all’uomo.

Le parole di Matteo Salvini

Il vicepremier Matteo Salvini ha scritto che si presenterà con Alessio Fienello al processo contro di lui per non aver pagato la multa di 4.450 euro notificatagli per aver rotto i sigilli dell’Hotel di Rigopiano, sotto il sequestro delle autorità giudiziarie. Sulla pagina Facebook del ministro si legge questo commento alla vicenda: “Pazzesco, andrò al processo con lui“.

Alessio Fienello ha accolto con queste parole il commento di Salvini: “Se il ministro salvini si schiera dalla mi parte vuol dire che alla procura di Pescara qualcosa non va“. L’uomo quando aveva espresso il suo sdegno e la sua rabbia per la multa che gli era stata notificata l’8 gennaio scorso aveva scritto: “Quelli che non hanno fatto niente per salvare 29 persone a Rigopiano, stanno tutti ancora a piede libero; io invece devo pagare… Se sono colpevole. io non mi tiro indietro perché sono un uomo non una mer**. Dimenticavo: ma secondo voi io cosa ho da perdere? Scusate fate arrivare questo messaggio al ministro Salvini vediamo cosa ne pensa“.

A due anni esatti dalla tragedia di Rigopiano, durante la commemorazione svoltasi proprio davanti all’hotel in cui morirono 29 persone, il ministro dell’interno aveva detto ai giornalisti queste parole: “Ho detto a papà Feniello di non pagare un euro. Ci manca giusto di essere multati per andare a portare i fiori al figlio. Se c’è una legge sbagliata, cambieremo questa legge“.

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La violazione dei sigili

L’area in cui si trova l’Hotel Rigopiano è sotto il sequestro disposto dalle autorità giudiziarie. Alessio Fienello ruppe i sigilli il 21 maggio del 2018 per portare fiori nel luogo in cui il figlio 28enne, Stefano Fienello, perse tragicamente la vita. Era la prima vacanza che suo figlio e la sua fidanzata facevano insieme quando vennero travolti da quella valanga che spezzò la vita di 29 persone e altrettante famiglie.

Per il padre 57enne di Stefano Fienello, il gip del Tribunale di Pescara Elio Bongrazio ha previsto il giudizio immediato. Il suo processo presso il tribunale monocratico di Pescara ha già una data: il 26 settembre 2019. Le indagini per appurare le singole responsabilità della tragedia si sono concluse e rischiano la condanna 25 persone per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio e falso ideologico.

Rigopiano: arriva il sostegno di Salvini ad Alessio Fienello
Un’immagine dal luogo della tragedia

Tra questi ci sono il presidente della provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola – comune di cui Rigopiano fa parte – Ilario Lacchetta, l’amministratore dell’albergo Bruno Di Tommaso e l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo. E proprio l’ex prefetto Provolo rappresenta l’anello di congiunzione tra questo filone d’indagine che si è concluso e un altro filone d’indagine per depistaggio che è ancora i corso che lo vede tra i principali indagati, insieme ad altri 7 funzionari della prefettura.