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Chieti, condannata mamma: picchiava e imbottiva di farmaci il figlio

Pubblicato: 06/03/2019 17:08

Il bambino era terrorizzato dalla madre ma lei l’ha portato via con sé, in Romania. Tutto è iniziato dopo la nascita del piccolo. Quella che era una donna normalissima è diventata agli occhi di suo marito e dei suoceri una persona spietata: imbottiva di farmaci suo figlio, lo picchiava e lo faceva ingozzare. Adesso è stata condannata dal giudice Andrea Di Berardino del Tribunale di Chieti a 4 anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia e sottrazione di minore. Il marito della donna, assistito dai legali Maria Domenica Porreca e Roberto D’Ettorre, si è costituito parte civile nel processo contro la moglie, ottenendo un risarcimento.

Chieti: condannata mamma che imbottiva di farmaci il figlio
Tribunale di Chieti

Rapisce il bambino e scappa in Romania

Il 25 marzo del 2017, decide di scappare con il suo bambino di 3 anni e ritornare in Romania, il suo Paese di origine, senza avvisare il marito. Una volta arrivata lì, lo chiama e gli dice che era stanca della loro storia. Come riporta Il Centro, a raccontarlo è stato il padre del bimbo che non vede suo figlio da quel giorno di quasi 2 anni fa: “Mi ha detto che andava a un compleanno. In realtà non è più tornata casa. Quando è arrivata in Romania, mi ha telefonato dicendo che si era stufata della nostra relazione”. L’uomo non ha potuto fare altro che denunciarla e raccontare tutto agli inquirenti: dai maltrattamenti al fatto che arbitrariamente e senza ragione imbottiva di farmaci il bambino. Lui ha visto cambiare sua moglie dopo il parto, l’ha vista diventare lentamente un’altra persona, disumana e spietata: “I problemi sono cominciati dopo la nascita del nostro bimbo. Nei primi periodi ho pensato che il cambiamento di mia moglie fosse legato al parto, ma le cose andavano sempre peggio. Ripeteva che si era stufata e che i miei genitori la controllavano, cosa peraltro non vera. Il piccolo era terrorizzato dalla madre”.

La denuncia e la terribile verità

Dopo la denuncia, il papà di questo bambino ha raccontato cosa accadeva sotto il tetto della loro cara: l’uomo ha riferito di violenze e minacce contro suo figlio e che la moglie lo imbottiva di farmaci senza ragione. Nelle sue parole, tutto il dolore di un padre suo malgrado inerme di fronte alla sorte del proprio bambino. La donna chiudeva suo figlio in camera da letto e lo ingozzava di cibo fino a farlo vomitare dicendogli: “Apri la bocca, stai zitto, mangia”. Poi, lo picchiava senza motivo, soprattutto quando gli faceva il bagnetto e, quando le veniva chiesto come mai il bambino aveva graffi e lividi, lei rispondeva che era caduto. Il marito della donna ha raccontato che ha provato più volte a intervenire per farle capire che il suo atteggiamento nei confronti del piccolo era sbagliato, ma purtroppo lei ha sempre reagito in modo violento, schiaffeggiandolo e graffiandolo. La stessa reazione che ha avuto anche con un’assistente sociale, aggredita senza motivo. In tutto ciò, il bambino non stava bene e per lui era stato necessario un ricovero a causa delle alte dosi di cortisone che la mamma lo costringeva ad assumere, senza ragione. Un medico aveva infatti scoperto che pur non seguendo alcuna terapia specifica che prevedeva l’uso di cortisone, nelle sue urine c’erano tracce della sostanza.

Chieti, condannata: rapisce il figlio, lo imbottia di farmaci
Immagine di repertorio

Le minacce ai suoceri

Le violenze e il fatto che la madre imbottiva di farmaci il bambino sono state testimoniate anche dei suoceri della donna che vivevano con la coppia. Entrambi hanno fornito la stessa versione dell’accaduto e hanno raccontato di essere stati più volte minacciati: “Mia nuora diceva che avrebbe chiamato i parenti romeni per ucciderci. Lui era sempre più gonfio, eppure non cresceva. Noi eravamo preoccupati, ma lei diventava una furia ogni volta che si affrontava questo argomento”. La nonna del bambino durante la testimonianza resa in Tribunale è scoppiata in lacrime: “Mio nipote, quando mi allontanavo da casa per andare a lavoro, mi diceva: ‘Non andare via’”. Il padre del bambino ora attende che suo figlio torni in Italia, il bambino è infatti ancora con la madre in Romania e per questo la sua condanna non è stata ancora eseguita: “Mio figlio deve tornare con me: c’è anche una sentenza che lo dice. Ma siamo ancora in attesa che venga applicato il provvedimento”.