Dal gesto più semplice può scaturire una grande gioia: è ciò che ci ha insegnato Giulio, un bambino di 3 anni di Pomezia, che è riuscito per la prima volta ad aprire e chiudere la mano grazie ad una protesi mio-elettrica. Il piccolo, nato senza una parte del braccio destro a causa di una malformazione, era talmente contento di poter finalmente avere una mano da esclamare: “Ammazza, mamma, posso tenerla?”. La felicità di Giulio ha commosso tutti i presenti, tra cui lo stesso tecnico ortopedico che lo stava aiutando. La mamma ha ripreso la scena in un video e lo ha postato sulla sua pagina Facebook, descrivendo con parole toccanti l’accaduto: “Per molti può essere un semplice movimento meccanico, ma per chi non ha la mano è un miracolo”.
Un momento emozionante
La protesi, chiamata Energy, è stata realizzata grazie a Itop, Officine Ortopediche di Palestrina, e consente al bambino di effettuare il movimento di opposizione del pollice, fondamentale per riuscire ad afferrare gli oggetti. La tecnologia è piuttosto complessa, se consideriamo che in uno spazio molto ridotto deve trovare posto sia il motore che apre e chiude le dita, sia la batteria per farlo funzionare. La gioia nel vedere il proprio figlio raggiungere un traguardo così importante è senza prezzo: “Il momento nel quale Giulio capisce che da solo può aprire e chiudere la mano è davvero emozionante – ha scritto la mamma – Sia io che il tecnico ortopedico Daniele Zenardi restiamo sorpresi dalla reazione del piccolo!”.

La protesi ha una batteria ultraleggera
Le protesi mio-elettriche permettono ai pazienti di muovere autonomamente la mano, inviando gli stimoli attraverso alcuni elettrodi posizionati sui muscoli residui del braccio. I genitori di Giulio hanno dovuto provare diverse soluzioni, che non fossero troppo ingombranti o pesanti. Per questo motivo hanno atteso l’arrivo dall’Austria di una speciale batteria ultraleggera, in grado di rendere la protesi più pratica e maneggevole. Sulla pagina Facebook che hanno lanciato, chiamata Giulio e l’Agenesia del Braccio, i genitori hanno anche voluto ringraziare la Fondazione Santa Lucia di Roma, dove Giulio ha fatto fisioterapia per 2 lunghi anni: “Non c’è gioia più grande nel sentirsi seguiti e tutelati – ha scritto la mamma – quando a volte non sai cosa è giusto o sbagliato per tuo figlio”.
Immagine in alto: Facebook/Giulioeilsuobraccio