Emergono nuovi dettagli sull’interrogatorio a Cesare Battisti svoltosi di fronte al capo del pool antiterroristico della Procura di Milano, Alberto Nobili e al dirigente della Digos Cristina Villa. Questa volta si parla della fuga e della latitanza dell’ex terrorista della PAC-Proletari Armati per il Comunismo. Pare che ad offrirgli aiuti ci siano stati partiti, gruppi intellettuali ed editoriali.
Cesare Battisti aiutato nella fuga
Gli aiuti sarebbero sopraggiunti, stando a quanto dichiarato dallo stesso Cesare Battisti, “come sostengo ideologico e logistico”. L’ex terrorista ha però specificato che non si è trattato di persone di nazionalità italiana. Battisti ha spiegato di non essersi mai chiesto se queste persone lo credessero innocente o meno: “Con loro ho sempre professato la mia innocenza e ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio han creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia”.
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Visto come un intellettuale, da qui gli aiuti
“Ero ritenuto un intellettuale” spiega, ricordando di aver scritto e pubblicato diversi libri e, di conseguenza, di essere una persona “ideologicamente motivata”.
Per quanto riguarda la fuga in Messico nell’82, Battisti ha rivelato di aver trovato i mezzi grazie ad una “colletta tra compagni”, mentre nel periodo francese ha spiegato di essersi mantenuto scrivendo libri, guadagnando abbastanza da permettersi di mantenere la famiglia e comprare una casa.
Battisti nega il coinvolgimento dei servizi segreti francesi
L’ex terrorista ha negato categoricamente sugli aiuti ricevuti dai servizi segreti francesi; contestazione mossagli da un giudice brasiliano. Battisti ha spiegato che dietro i suoi documenti falsi c’era la figura di un amico di famiglia che glieli ha procurati. I documenti erano francesi ma, a detta di Battisti, sarebbero stati creati da rifugiati spagnoli ai tempi della guerra civile contro il regime Franchista.
Battisti ha anche negato ogni contatto con la malavita organizzata italiana e straniera, in caso contrario avrebbe dovuto rinunciare al suo status di rifugiato politico, inoltre, spiega, “era contrario a qualsiasi mia concezione”.