Paolo Cugno è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio della sua compagna, Laura Petrolito, uccisa nel marzo 2017 a coltellate vicino a Siracusa.
Il ragazzo aveva fornito una confessione dopo ore di interrogatorio pressante, aveva raccontato di aver accoltellato la ragazza per poi gettarla in un pozzo per occultarlo.
Una vita di dolore
Le indagini hanno confermato che quella di Laura Petrolito era una vita che, prima di finire male, si era protratta tra violenze e abusi da parte del compagno e da sofferenze dovute a un’infanzia e una giovinezza complessa. Diventata madre giovanissima (due figli a 20 anni), era vittima di un compagno gelosissimo che limitava la sua libertà personale, la picchiava e le impediva di andarsene.
Il 17 marzo, di sera, Laura Petrolito e Paolo Cugno erano usciti dalla casa del padre di lei (in cui vivevano) lasciando a casa la figlia di 8 mesi. L’altra figlia viveva con la nonna. La coppia non è mai tornata a casa: lui, preso da un attacco di gelosia, l’ha uccisa con 16 coltellate e poi ha tentato di nascondere il corpo in un pozzo artesiano, a Canicattini Bagni.
Tutti gli articoli sul caos Laura Petrolito
Era capace di intendere e di volere
L’uomo, al suo rientro, ha cercato di depistare le indagini denunciando lui stesso la scomparsa: successivamente, sono bastate poche ore per capire che le sue deposizioni erano fallaci e grazie a un interrogatorio fiume gli inquirenti sono riusciti a farlo confessare. Nonostante la difesa del giovane abbia voluto sostenere la tesi dell’incapacità di intendere e di volere, quest’ultima non è stata abbracciata dai periti della Procura.