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Il “mercato nero” delle api: un preoccupante fenomeno che travolge l’Italia

Pubblicato: 30/04/2019 00:53

“[..] His quidam signis atque haec exempla secuti esse apibus partem divinae mentis et haustus aetherios dixere; deum namque ire omnes terrasque tractusque maris caelumque profundum [..]”, qualcuno ritiene che nelle api vi sia parte della mente divina, o meglio, un soffio d’infinito scriveva Virgilio nelle Georgiche discorrendo sulla superbia di un insetto sì piccolo, dal cervello poco più grande di un millimetro cubo, eppure fondamentale per l’uomo, per l’intero ecosistema. Catapultandoci ai giorni nostri, il valore inestimabile delle api e degli alveari si conserva e purtroppo, desacralizzato, acquista anche una valenza puramente economica diventando merce di valore da sottrarre, rivendere, ricettare. Aumentano a dismisura in Italia i casi di abigeato apistico, un fenomeno che non conosce restrizioni e che si sta diffondendo su tutta la penisola. Dopo l’ultimo recente furto di 30 alveari ad un apicoltore piemontese The Social Post ha voluto che fosse Raffaele Cirone, Presidente Nazionale FAI – Federazione Apicoltori Italiani – a spiegare entità, modalità e preoccupazioni di quello che si può considerare un vero “mercato nero” di alveari.

Furti di alveari: un triste fenomeno in espansione in Italia

Il 34enne Federico Guerra è solamente l’ultimo apicoltore, in ordine di tempo, ad essere stato derubato. I ladri non hanno risparmiato nulla la notte del 14 marzo quando, una volta giunti all’apiario ubicato ad Almese, in Val di Susa, Piemonte, hanno portato via tutto: 30 arnie e il futuro della sua azienda. Ma quello subito da Federico Guerra è solamente uno tra i tanti, l’ennesimo abigeato apistico, la piccola conseguenza di un fenomeno allarmante e in espansione. “Stiamo parlando di un fenomeno a livello nazionale. Il singolo caso del Piemonte – spiega Raffaele Cirone a The Social Post – Lo si vede in tutta la sua gravità perché ancora una volta si tratta di un giovane che ha affrontato certamente uno sforzo non di poco conto perché ha impegnato tutte le sue risorse finanziare, ha acquistato e messo in produzione un numero importante di api, parliamo di più di 30 alveari e di colpo, da una stagione all’altra, da un giorno all’altro, si vede derubato di questo patrimonio“.

Un preoccupantissimo allarme

È sempre più spiccato l’interesse dei ladri nei confronti degli alveari, furti che non possono essere ignorati e che non solo sono capaci di annientare intere aziende ma che minano un intero ecosistema con la sua naturale biodiversità. Le segnalazioni arrivano da tutta Italia e quello lanciato da Raffaele Cirone è un “preoccupantissimo allarme“. A spaventare è la portata nazionale del fenomeno che fa presupporre che non si tratti di singoli abigeati ma di furti sistematici, episodi riconducibili ad un mercato più ampio: “Naturalmente stiamo parlando di ipotesi – chiosa Cirone – Non vogliamo sostituirci alle percezioni, alle valutazioni e le indagini delle Forze dell’Ordine ma nel momento in cui un fenomeno si ripete su larga scala sistematicamente, nel momento in cui è verosimile che le api vengano spostate lungo delle traiettorie geografiche nord, sud, est ovest, Italia e fuori dal confine o viceversa, possiamo immaginare che tutto non sia limitato ad uno screanzato ladruncolo di alveari e in questo caso e abbiamo la netta sensazione che ci sia un interesse particolare. Se questi modi di agire li moltiplichiamo per i grandi numeri di casi che noi stiamo percependo escono fuori cifre importanti. E quando ci sono cifre importanti è come se una calamita le stesse attirando. Ecco perché parliamo di traffico organizzato piuttosto di criminalità organizzata“.

Il profilo di chi mette in atto i furti

Parlando con Raffaele Cirone, ci siamo interrogati su quale sia il profilo del ladro, chi sia ad occuparsi materialmente del furto, cercando di delinearne i tratti e sembra sia impossibile non credere che si tratti di persone che conoscono l’insetto. “Non può non trattarsi di una persona che ha una dimestichezza particolare con le api e con il loro allevamento perché sono richieste delle conoscenze particolari: come si manipolano gli alveari, come si chiudono, come si caricano, come si trasportano e come si ricollocano“. Persone dunque non sprovvedute e mosse da precisa finalità di rimettere in commercio, illegalmente, gli alveari: “Le destinazioni che motivano il furto possono essere le più svariate ma sempre legate ad un ritorno economico“. Il ladro di alveari si configura dunque come una persona dotata di mezzi e conoscenza nel campo: “Una persona che ne approfitta perché capace di farlo e perché ha capito come farlo, che approfitta della postazione normalmente isolata degli alveari che non non vengono messi sempre in luoghi visibili e accessibili facilmente“. Spiega poi Cirone come generalmente il furto avvenga servendosi di mezzi furgonati la sera, quando le api ritornano all’alveare ,”è il ripetersi di una dinamica abbastanza ricorrente“.

Il danno economico

Il danno economico e morale subito dall’apicoltore derubato è inestimabile. “Quando rubano un alveare – il valore di un’arnia si aggira attorno, mediamente, ai 250 euro, afferma il Presidente Nazionale FAI – Dobbiamo tenere conto del fatto che questo alveare avrebbe prodotto una determinata quantità di miele, di polline, di altre cose buone dell’alveare che le api fanno durante una stagione quindi c’è la mancata produzione. “Un furto come quello di Federico Guerra – continua Cirone – Dove gli vengono sottratti 30 alveari, quanto meno gli servirà un anno ammesso e non concesso che abbia i soldi per reinterpretarsi. Chi subisce il furto tendenzialmente riparte malvolentieri perché è uno smacco pesante, è una tipologia di furto che colpisce molto il profilo emotivo dell’apicoltore e noi siamo un categoria di allevatori molto di frontiera, esageratamente appassionato rispetto a quelle tipologie classiche dell’allevamento in altri settori“.

Sulla destinazione del furto è difficile fare ipotesi e l’appello del Presidente Nazionale FAI è basico: “Non prendere le caramelle dagli sconosciuti“. Potendo ipotizzare che si tratti di furti di alveari volti ad essere ricettati da altre persone con dimestichezza nell’ambito, diminuiscono le probabilità di trovarsi nella posizione di ignorare la provenienza dell’alveare al momento della compravendita: “Le api è obbligatorio iscriverle all’anagrafe apistica nazionale quindi si ha un certificato. Chi le vende deve darci un certificato che tracci la provenienza e indichi la destinazione quindi da dove partono e dove vanno, la transazione commerciale non può essere uno scambio di denaro tal quale, deve essere comunque un documento contabile“.

Le conseguenze del furto sulle api

Se fino a qui abbiamo discusso sulle modalità e sul profilo di chi opera il furto, non meno interessante è indagare sulle conseguenze che il furto di api ripercuote sull’insetto stesso nonché sull’ecosistema. Come sottolinea Cirone e come tutelato anche dalla legge nazionale comunitaria europea, è previsto le api vengano spostate per finalità produttive, spesso e volentieri si traduce in una vera e propria strategia professionale. “Sostanzialmente per l’ape l’importante è essere messa in condizione di fare il proprio mestiere che è quello di impollinare traendo una ricompensa che si chiama nettare e polline“. Tra i rischi il più alto che si corre però è quello sanitario qualora venissero trasferite, perché ricettate, api ammalate: “Sono delle bombe biologiche che sposto da Torino magari su Palermo, e in questo caso sto trasferendo anche una malattia da un punto all’altro del territorio e questo in agricoltura è gravissimo ma in apicoltura di più perché è così che si propagano e si diffondono le malattie“. Un danno a cui ne consegue uno ambientale: “Buchiamo la biodiversità. Gli alveari sul territorio sono un presidio di biodiversità. Quando sottraiamo alveari da un territorio stiamo alterando l’impollinazione che loro fanno alle colture agrarie, quelle che ci danno da mangiare o piuttosto alla biodiversità di quel territorio, l’ambiente naturale protetto che sia, e quindi tutto quello che alla fine è un servizio ecosistemico che le api recano gratuitamente a noi comuni mortali“.

L’appello agli apicoltori: “Denunciare sempre il furto”

La probabilità, una volta subito il furto, di rientrare in possesso degli alveari sottratti è pressoché inesistente: “Abbiamo un rilevamento a livello nazionale fatto di associati e non associati quindi ci arrivano voci dalle più disparate campane e non abbiamo mai sentito del ritorno degli alveari a casa del legittimo proprietario, mai“. S’intende dunque che qualsiasi tipo di intervento deve essere volto a disincentivare il furto prima che sussista essendo particolarmente difficile operare sulle conseguenze. L’appello di Cirone è però rivolto anche gli apicoltori: “Questo è un tipo di reato che va punito in maniera esemplare e naturalmente va anche perseguito prima di punirlo quindi bisogna comunque che le Forze dell’Ordine si rendano conto. Vanno fatte indagini coordinate e devono essere gli apicoltori per primi, io l’appello lo faccio alla mia categoria, ai miei referenti, per primi devono darci una mano. Il furto degli alveari va denunciato, il sospetto, la preoccupazione, la segnalazione va fatta perché una denuncia comporterà indagini e queste indagini potranno portare quanto meno alla raccolta di elementi utili a prevenire successivi fenomeni“.

Ma come già evidenziato l’appello di Raffaele Cirone è duplice e rivolto quindi anche alla Forze dell’Ordine: ” Essere attenti all’allevamento delle api significa per esempio far vedere che la macchina dei Carabinieri Forestali di tanto in tanto si muove sul territorio. Questo naturalmente non è sufficiente perché i lari sono organizzati quindi fanno cose nel modo dovuto dal loro punto di vista e quindi altrettanto sistematicamente vanno preparati e formati le Forze dell’Ordine, allenati come magari lo sono già per altre tipologie di reati, bisogna conoscere la vita delle api, le abitudini, anche le modalità di trasporto“.

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2019 15:25