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Gamberetti e cocaina: l’agghiacciante scoperta arriva dalla Gran Bretagna

Pubblicato: 03/05/2019 16:03

Gamberetti e cocaina. Non è un’assurda ricetta di un noto chef stellato, e nemmeno la pazza idea per una cena dell’ultimo minuto, è la recente scoperta fatta da un gruppo di scienziati che, analizzando le acque della contea di Suffolk, in Gran Bretagna, hanno trovato tracce di droga nei gamberetti selvatici. Una scoperta che ha dell’incredibile e che dimostrerebbe, ancora una volta, il precario stato di salute dei nostri mari.

Troppo presto per parlare di pericolo ambientale

È ancora troppo presto per avanzare ipotesi di rischio ambientale, dato che le tracce rilevate all’interno dei gamberetti non risulterebbe significativa. Dunque non sarebbe in pericolo la salute degli esseri umani, qualora entrassero in contatto con i piccoli crostacei in questione. Ma un risultato come quello appena ottenuto dal gruppo di scienziati inglesi potrebbe aprire nuovi scenari negli studi sulle specie marine delle coste inglesi, e non solo.

gamberetti cocaina
Gamberetti (immagine di repertorio)

Gli esperti ipotizzano che questo fenomeno sia riconducibile alla contaminazione delle falde acquifere con gli scarichi provenienti dalle città. Quel che è certo per ora, dunque, è che cocaina, ketamina, e altre sostanze della sfera dei pesticidi siano state riscontrate non in un solo crostaceo, ma in tutti i gamberetti analizzati in laboratorio, provenienti da ben 15 aree della rurale Inghilterra.

Gamberetti “stupefacenti”

Lo studio, come riporta il sito della BBC, è apparso sulla rivista Environment International, che ha pubblicato i risultati ottenuti da un team di esperti del King’s College di Londra. In collaborazione con l’Università del Suffolk. “Un riscontro così regolare di sostanze illecite nella fauna marina è stato sorprendente – ha detto il dottor Leon Barron, del King’s College – potevamo aspettarci di vedere un evento simile presso aree urbane, come ad esempio Londra, ma non in zone rurali così piccole come questa”.

A questo punto, serviranno ulteriori studi per capire se questa sorprendente scoperta sarà il vaso di pandora che porterà alla luce altre contaminazioni della fauna marina, oppure se il problema rimarrà confinato alla sola area del Suffolk.