A tre anni dall’omicidio di Giulio Regeni è arrivata proprio in queste ore la notizia che tutti aspettavano. Ciò che potrebbe finalmente portare a una svolta nel caso. Una confessione indiretta di uno dei funzionari della National security egiziana sospettati del sequestro del giovane ricercatore.
Il testimone
C’è una persona che potrebbe diventare il testimone chiave dell’indagine sull’omicidio di Giulio Regeni. Questi ha assistito alla confessione che uno dei funzionari egiziani ha fatto ad un collega straniero. Durante una riunione di poliziotti in un Paese africano, nel 2017, l’egiziano avrebbe rivelato: “Credevamo che fosse una spia inglese, lo abbiamo preso, io sono andato e dopo averlo caricato in macchina abbiamo dovuto picchiarlo. Io l’ho colpito al volto“. Tali parole sono state carpite proprio dal testimone, che per ora rimane anonimo, ritrovatosi in mezzo a quella confidenza.
La rivelazione ai legali della famiglia Regeni
Cos’è che abbia spinto adesso questa persona a confessare ciò ai legali della famiglia Regeni non si sa. Probabilmente l’iscrizione al registro degli indagati dei 5 individui della National security de Il Cairo, portata avanti dalla Procura di Roma. In ogni caso la testimonianza è stata messa a disposizione dei magistrati romani dai consulenti della famiglia di Giulio, coordinati dall’avvocato Alessandra Ballerini. Il testimone ha detto di aver compreso la discussione tra i due perché conosce la lingua araba. Per il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e per il sostituto Sergio Colaiocco, la dichiarazione risulta attendibile. Va ad aggiungersi agli altri elementi dell’indagine.
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Nuova rogatoria
Con l’acquisizione di questa testimonianza, la Procura di Roma ha inoltrato al Cairo una nuova rogatoria per avere ulteriori informazioni e riscontri. Ne ha parlato anche il presidente del Consiglio dei ministri. Giuseppe Conte, già qualche mese fa aveva detto che quella di sul caso di Giulio Regeni “è una ferita ancora aperta“. Ieri è tornato a parlarne: “C’è una rogatoria da perorare oltre che un aggiornamento della situazione libica“, avrebbe detto durante un colloquio telefonico con il presidente egiziano Al Sisi.