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Salone del Libro, la casa editrice “di Casapound” fa scoppiare il putiferio

Pubblicato: 07/05/2019 10:58

L’imminente edizione de Il Salone del Libro che si terrà nei prossimi giorni a Torino potrebbe essere una polveriera. Tra gli stand presenti ci sarà infatti anche quello della casa editrice Altaforte, nota per aver pubblicato recentemente il libro-intervista sulla vita di Matteo Salvini.

Le polemiche erano nate principalmente, nei giorni scorsi, per via della vicinanza della casa editrice a posizioni chiaramente fasciste. Questo aveva portato alla decisione, di altri autori ed editori, di declinare l’invito o fare dietrofront: tra questi Zerocalcare, Wu Ming e diversi altri. A gettare ulteriore benzina sul fuoco sono state alcune dichiarazioni di Francesco Polacchi, esponente di Casapound e componente di AltaForte, che pare sia arrivato a dichiarare: “Sì, io sono fascista”.

Zerocalcare: “Mi è davvero impossibile”

In questi giorni stanno rimbalzando sui social le parole di alcuni tra i più amati autori del panorama nazionale, che hanno mandato messaggi chiari e forti in opposizione alla presenza di AltaForte al Salone, come Zerocalcare: “Sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale”. Wu Ming, in un comunicato stampa, avevano fatto sapere: “Noi non abbiamo intenzione di condividere alcuno spazio o cornice coi fascisti”.

Francesco Polacchi, un nome già noto

Sollevata la polemica, sono poi arrivate le parole di Francesco Polacchi, che dal canto suo non è un nome nuovo nel panorama della cronaca italiana. Arrestato con l’accusa di tentato omicidio a Porto Rotondo nel 2007, è stato presente e parte attiva in diverse manifestazioni, distinguendosi per l’uso disinvolto di bastoni e forza bruta (un esempio tra tutti, gli scontri di Piazza Navona nel 2008, di cui Repubblica diffonde un video esplicativo).

Più che le sue azioni sono le sue parole, stavolta, la miccia dell’incendio. “Io sono fascista”, dice Polacchi all’ANSA, poi aggiungendo: “L’antifascismo è il vero male di questo Paese”. Polacchi ha dichiarato di essere sconvolto da quanto sta accadendo: “Eravamo pronti alle polemiche ma non a questo livello allucinante di cattiverie. C’è addirittura chi sui social ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov… Noi ci saremo perché ora è anche una questione di principio”.

Ovviamente, dichiararsi fascista apertamente e pubblicamente, nel 2019, ha ancora qualche conseguenza, perlomeno sul lato mediatico, e le sue parole hanno portato a uno sviluppo esponenziale delle reazioni da parte dell’opinione pubblica. Intiepidisce le posizioni, però, AltaForte Edizioni, che su Facebook scrive, riportando le parole di polacchi in un comunicato stampa: “Mai dette quelle parole sulla dittatura. Ci attaccano per censurare Salvini e perché affrontiamo i temi di attualità da un punto di vista nuovo e coraggioso”.

Risponde il Sindaco di Torino

Chiara Appendino non poteva esimersi dall’esprimersi sulla questione, in quanto Sindaco di Torino, e su Facebook ha chiarito la sua posizione con una frase inequivocabile: “Torino è antifascista”. In languore di diplomazia va però avanti, aggiungendo: “Di certo, non abbandoneremo il campo, perché le idee si combattono con idee più forti. Le nostre ci saranno e, insieme alle nostre, ce ne saranno tantissime altre. È solo con la cultura che possiamo porre un argine a ogni possibile degenerazione, estremismo o ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre”. Insomma: Torino è antifascista ma, se i fascisti vogliono parlare, noi li ascolteremo.