La polemica sulla casa popolare assegnata a una famiglia rom a Casal Bruciato, periferia est di Roma, non si arresta. Anzi, continua con toni accesi e frasi tremende urlate da alcuni abitanti del quartiere. Ad accogliere il nucleo familiare, scortato dalla polizia in tenuta antisommossa, anche esponenti di Casapound.
Le frasi rivolte alla famiglia rom
Non appena giunti, scortati dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, davanti alla casa popolare assegnatagli a Casal Bruciato, la famiglia rom è stata accolta con grida e insulti. Alcuni abitanti del quartiere insieme a esponenti di Casapound erano schierati a cantare l’Inno di Mameli. E dopo, hanno urlato di tutto, non fermandosi nemmeno davanti ai bambini. Diversi video, pubblicati da La Repubblica, stanno facendo il giro della rete. In uno di questi, le agghiaccianti parole pronunciate da un uomo nei confronti di una donna rom stanno infiammando la polemica. “Ti stupro, troia“, è la frase che si sente chiaramente mentre la donna, con in braccio una bambina, entra dentro il palazzo. Un’altra persona grida “devono uscire“, un’altra ancora “fate schifo“.
Intanto, in queste ore, Rosalba Castiglione, assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma, ha fatto sapere su Facebook che la polizia rimarrà a presidiare il palazzo finché sarà necessario.
Il movimento per la casa
Non solo insulti, urla, caos, anche molti spintoni tra abitanti e polizia che ha sbarrato l’accesso al palazzo e non ha consentito di entrare nemmeno ai residenti. Tensione altissima in via Satta, dove si trova l’appartamento assegnato alla famiglia rom. Ad aumentarla ancora di più, la presenza di alcune persone appartenenti al movimento per la casa Asia Usb. “Portali a casa dai tuoi figli, buffoni, la rovina dell’Italia siete voi“, hanno urlato i militati di Casapound agli attivisti. “Fascisti di merda, buffoni e infami“, è stata la risposta dall’altro lato. Nel frattempo, un abitante del quartiere ha preso il megafono e ha urlato: “La casa non me l’ha tolta lo zingaro ma lo Stato“.
Gli attivisti
Sulla vicenda si stanno moltiplicando i post in rete dei molti attivisti che denunciano l’accaduto. Tra questi c’è Claudio Graziano, dell’Arci Roma, che insieme a una foto eloquente su Facebook ha scritto ieri queste parole: “La storia di un rom e della sua famiglia a Casal Bruciato, una storia di riscatto sociale, che si infrange, o sembra farlo, sotto i colpi dell’ignoranza. La solita sommatoria di luoghi comuni e problemi reali annaffiati dal veleno di nazifascisti convinti e purtroppo dotati di agibilità. E così, mentre sotto il portone, si grida ad alta voce, si insulta, una intera famiglia ascolta ammucchiata su di un materasso all’angolo di un salone grande buio e vuoto. ‘Noi non siamo razzisti ma i rom sono abituati a stare nelle baracche date casa agli italiani’. ‘E adesso quanto vale la casa che ho appena acquistato se vicino ci sono questi qui’. ‘Loro hanno un’altra cultura so nomadi’. Dei bambini guardano attraverso un vetro quello che succede e quel vetro sembra il divisorio del parlatorio di una prigione. Io penso per quanto potremo ancora resistere a questo delitto contro l’umanità, senza reagire in modo scomposto. E oggi ancora fascisti a fare un assemblea di quartiere sotto il palazzo. E domani ancora una manifestazione di fascisti contro i rom. Chi può penso che deve provare a essere presente“.