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Gino Paoli, la verità su ‘Il cielo in una stanza’: “Racconta l’orgasmo con una pu****a”

Pubblicato: 09/05/2019 14:46

Gino Paoli è l’artista delle sorprese, dalle canzoni-gioiello consegnate alla musica italiana agli aneddoti di una carriera in continua evoluzione. L’ultimo di questi, in ordine di arrivo ma non per importanza., riguarda il retroscena di uno dei suoi più grandi successi: Il cielo in una stanza. È stato lui stesso a rivelarlo ai microfoni di Libero: “Racconta l’orgasmo con una pu****a di cui mi ero innamorato“.

La verità su Il cielo in una stanza

Di Gino Paoli si è detto e scritto di tutto, la sua parabola artistica sezionata negli anni a comporre un mosaico poliedrico di racconti. Ma quello che è emerso durante la sua intervista a Libero sembra aver superato ogni altra sorpresa sul cantautore. A 60 anni dall’esordio nel mondo della musica, ha svelato un dettaglio chiave de Il cielo in una stanza.

Intere generazioni hanno canticchiato il suo successo, tanti gli amori nati sulle note di quell’armonia. Gino Paoli ha confessato la verità nascosta dietro il capolavoro, spazzando via le ipotesi più suggestive sulla sua genesi. “‘Il cielo in una stanza’ parla di un orgasmo – racconta Paoli – Era per una pu****a della quale mi ero innamorato, perché a quei tempi le ragazze non te la davano, ed è dedicata a un gesto umano ma mistico“.

Dalla pittura a 60 anni di canzoni

Una delle canzoni più famose del tessuto musicale italiano, dunque, è dedicata a una prostituta. Per descrivere le sue sensazioni, ha usato un escamotage ‘edulcorante’: “Siccome descrivere l’atto è impossibile, ho trovato questa tecnica: ci giro intorno, il non detto arrivo a suggerirlo con l’ambiente“.

La dichiarazione di Gino Paoli è arrivata a ridosso dei festeggiamenti per i suoi 60 anni di attività, che il 12 maggio 2019 lo vedranno esibirsi all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Non avrebbe mai scommesso sul suo fortunato percorso. Da ragazzo sognava di fare il pittore, e immaginava di farlo per i resto dei suoi giorni. Quello che non sapeva è che la sua arma più potente non sarebbe stata un pennello ma la sua voce, autrice di quadri d’autore intramontabili.

Alle sue spalle il lavoro di grafico, portato avanti sino al 1962 con la paura di abbandonarlo per un futuro di incertezze. Appena uscito, nel 1960, il brano La gatta vendette solo 80 copie, come ha ricordato a Libero, ma arrivò la svolta. “In estate venne lanciata dai juke-box, si sentiva ovunque, e al ritorno dal mare tutti andarono a comprarlo. E così sono diventato un divo della canzone“.

*immagine in alto: fonte/ Facebook Gino Paoli