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Nek ritorna alle origini: la rivelazione sul nuovo album

Pubblicato: 10/05/2019 12:27

Filippo Neviani, che ha trovato la fama con la sua voce e con il nome d’arte Nek, è pronto a tornare sulle playlist e in radio con le sue nuove 7 tracce contenute nel nuovo album Il mio gioco preferito: parte prima. L’ultimo disco sarà messo in vendita proprio oggi, venerdì 10 maggio e i fan dovranno attendere settembre prima di vedere l’idolo di generazioni nuovamente sul palco.

Nek ha voluto, in occasione dell’uscita dell’album, rilasciare un’intervista in esclusiva a SuperEva ove racconta – e si racconta – le novità del suo gioco, il suo preferito, la musica che questa volta trapelerà in due momenti diversi, una parte prima a maggio e una seconda parte in autunno per un motivo ben preciso.

Nek racconta il suo: “La vita è un serbatoio a cui attingo

Lo spunto delle sue “storie”, quelle che racconta attraverso i testi della sua canzone, traggono spunto dalla sua vita. A dirlo è Nek che ha deciso di confessarsi in esclusiva durante una videointervista rilasciata a SuperEva.

Sono un osservatore, attraverso la mia vita o quella degli altri ricevo spunti per poi scrivere canzoni“. Può capitare che il “cantato” non sia sempre dunque il frutto di un’esperienza personale, anzi: “Fungo da portavoce emozionale ed è molto bello far proprie anche le storie degli altri perché la vita è molto varia e io faccio un mestiere meraviglioso. La vita è un serbatoio a cui attingo“.

Rispetto alla carica elettrica dell’ultimo album uscito nel 2016, Unici, questo nuovo EP, perché così forse è meglio descriverlo, si equivale ad un ritorno all’essenzialità di pochi strumenti, un processo che Nek descrive come “umanizzazione”. “In corso d’opera ho sentito l’esigenza di togliere, andare a sottrarre strumenti per sentire più presente il basso, la batteria, la chitarra. Ho sentito l’esigenza di tornare un po’ alle origini“.

Due album distinti alla ricerca dell’essenzialità delle parti

Sempre nel corso dell’intervista a SuperEva, Nek ha voluto spiegare il perché di un album diviso in due parte, una scelta che mira all’intimità, allo spazio e alla focalizzazione: “Non ho mai fatto un progetto diviso in due quindi è un esperimento. Come se io iniziassi un discorso con te e mi prendessi tutto il tempo utile. Mi fa pensare che ci sia molto più spazio e modo per poter far ascoltare le mie canzoni. Meno roba, meno carne al fuoco“.

L’impronta del poeta Borges

Nell’album di Nek ci sarà traccia anche dell’estro artistico del figlio di Biagio Antonacci che ha collaborato a livello concettuale: “Lui aveva in mente questo autore, questo poeta Borges, che io non conoscevo quindi sono stato affascinato dal concetto del non sentirsi all’altezza di un sentimento così grande“.

Ricordando invece il singolo che Nek ha portato anche al Festival di Sanremo, aggiudicandosi uno scarno 19esimo posto, emerge una genesi del tutto particolare. La canzone sarà infatti presente in due diverse versioni: una prima molto più elettronica – che tutti conosciamo – e una più essenziale con la collaborazione di Neri Marcorè: “Pensammo di usare i versi di Borges – spiega Nek – E i versi di un amico suo poeta Filippo Davoli che ha scritto proprio una parte ad hoc per questa canzone e io mi sono sentito di premiare questo suo sforzo“.

L’impegno politico e sociale di Musica sotto le bombe

Un brano su tutti però, come fa notare il giornalista di SuperEva, fa rivivere il passato ideale della musica, delle canzoni come filtro della realtà, Musica sotto le bombe. “Una volta c’era più musica che attraversava anche ideali politici quindi veniva usata anche come protesta. Rino Gaetano, era uno di quelli che non aveva peli sulla lingua“. Sempre Nek: “La musica è sempre una valvola di sfogo e quindi che tu racconti una storia che ti appartiene in qualche modo che tu racconti un disagio politico che racconti uno spaccato della vita dietro quella canzone c’è una persona che decodifica il mondo“.

Il cubo di rubik in copertina

Spazio anche per discorrere sulla copertina dell’album, molto particolare: un cubo di rubik scomposto. “Come vedete, non è completo ma è disordinato, in fase di trasformazione proprio come la vita che è fatta di incastri. Ci sono incastri che arrivano alla prima e altri che arrivano col tempo, altri che proprio non funzionano. Il mio gioco preferito racconta di me, il mio gioco preferito è la vita stessa“.

Appuntamento all’Arena di Verona il 22 settembre

Non rimane dunque che attendere il 22 settembre per recarsi all’Arena di Verona, data inaugurale di quello che sarà un tour inizialmente europeo e solamente dopo italiano: “È un grande privilegio e all’estero continuiamo ad essere pochi e questo sinceramente non mi dispiace“.

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*immagine in alto: Nek. Fonte/Instagram NekFilippoNeviani

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2019 12:43