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Etna, allarme radon: il gas radioattivo inodore che minaccia la popolazione

Pubblicato: 14/05/2019 19:45

Qualcosa preoccupa l’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e si tratta di quanto di inodore, incolore e insapore si agita nelle faglie dell’Etna. In particolare si tratta della concentrazione – aumentata nel corso degli anni – del radon, un gas nobile radioattivo, particolarmente pericoloso per l’uomo soprattutto se inalato in quantità significative. Un recente studio dell’Ingv, pubblicato anche sulla rinomata rivista Frontiers in Public Health, lancia l’allarme.

Lo studio dell’Ingv nelle faglie dell’Etna

Le faglie dell’Etna rappresentano un triplice pericolo per le popolazioni – si legge nello studio dell’Ingv – Generano terremoti, fratturano il suolo ed emanano radon, un gas cancerogeno che può accumularsi nelle case rendendole insalubri“.

E proprio su questo ultimo e terzo pericolosissimo rischio si concentra l’attenzione dello studio. Il radon è sempre stato un gas presente nelle faglie dell’Etna, non una novità dunque, ma i continui monitoraggio hanno portato gli esperti a parlare di deciso aumento della concentrazione.

Il radon, tra i gas nobili più pericolosi per l’uomo

Il radon, che è uno dei gas del “gruppo 1” redatto dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – la categoria che racchiude i gas in assoluto più nocivi per la salute dell’uomo è anche il secondo responsabile, immediatamente dietro al fumo, dei tumori ai polmoni.

L’allarme è stato diramato a seguito dei monitoraggi del gas non tanto all’interno delle fagli quanto più all’esterno, nell’aria, nelle case. Uno studio frutto di ben 3 anni di attenta osservazione, di rilevazioni da parte di Marco Neri, Salvatore Gianmanco e Anna Leonardi, gli artefici dello studio Preliminary Indoor Radon Measurements Near Faults Crossing Urban Areas of Mt. Etna Volcano (Italy).

Il preoccupante risultato dello studio

Grazie ai 12 sensori posti in 7 diversi edifici, tutti ubicani nelle immediate vicinanze del vulcano, sulle pendici meridionali ma anche orientali dell’Etna, è stato possibile agli studiosi monitorare la concentrazione del radon nell’aria. Il risultato? Secondo quanto messo a punto dagli esperti, i sensori avrebbero rilevato concentrazioni medie annue spesso superiori a 1000 Bq/m3, un dato alto, preoccupante e rimasto costante per lunghi mesi.

È significativo interpretare questo elemento alla luce di quanto raccomandato dalla Comunità Europea – in Italia al momento non è ancora vigente una normativa in tema – che prevede degli specifici valori di riferimento che si consiglia di non superare: 200Bq/m3 per le case costruite di recente e 400 Bq/m3 per le case già esistenti e più in generale, si deve tenere a mente come su scala nazionale, indicativamente il valore della concentrazione del radon non superi quasi mai i 120Bq/m3.

Il pericolo si agita inodore dentro le case

Attraverso analisi indoor, effettuate all’interno delle abitazioni stesse, è emerso come nelle case ubicate immediatamente vicino alle faglie dell’Etna, queste fratture della crosta terrestre in cui si agitano liquidi e gas, la concentrazione di radon sia maggiore.

La pericolosità delle faglie non è più dunque un dato da interpretare solo in relazione alla sismicità. La risalita del radon da queste fratture sulle pendici dell’Etna è decisamente ancor più allarmante per la nocività dei suoi effetti sull’uomo.

Scendendo nel dettaglio, sono migliaia le persone considerate a rischio, le stesse che abitano le pendici dell’Etna, in particolare le zone di Giarre, Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello e Paternò.

Non trascurabile, come abbiamo già sottolineato, le pericolose caratteristiche del radon essendo incolore, inodore ed insapore: è quasi impossibile per l’uomo percepirlo nell’aria, motivo che ancor più spinge gli studiosi a monitorare la zona.

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2019 19:52